Un gruppo di ricercatori dell'esercito americano ha messo a punto un nuovo tipo di test che potrebbe potenzialmente identificare le persone infette prima che lo diventino, riuscendo quindi a segnalare i soggetti "untori" prima che la diffusione del coronavirus possa aumentare a causa loro. Lo riporta il Guardian, segnalando che il test potrebbe portare a una svolta nel contenimento del virus. Secondo il giornale inglese, l'analisi avverrebbe attraverso test del sangue e potrebbe identificare la presenza del virus già 24 ore dopo l'infezione, molto prima dell'insorgenza dei sintomi e prima ancora dell'inizio dell'infettività da parte del portatore. Attualmente è possibile individuare il virus circa cinque giorni dopo l'infezione.
Il nuovo test è stato individuato all'interno di un progetto della Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa) che aveva come obiettivo lo studio di un sistema per diagnosticare rapidamente l'avvelenamento in caso di attacco chimico e che è stato riadattato in seguito allo scoppio della pandemia. Entro una settimana dovrebbe essere approvato per l'utilizzo di emergenza dalla Food and Drug Administration (FDA). "Il concept riempie un vuoto internazionale" ha spiegato il responsabile delle tecnologie biologiche della DARPA. "Se otterrà l'approvazione della FDA sarà rivoluzionario".
L'approvazione da parte dell'agenzia americana e i seguenti test estesi, però, proveranno davvero l'efficacia di questa nuova tipologia di test che, se si rivelerà davvero capace di individuare gli infetti prima che lo diventino, potrebbe cambiare la capacità di contenimento del virus in tutto il mondo. Questo test ricerca nel sangue i segnali delle prime risposte del corpo al Covid-19, producendo risultati efficaci più rapidamente rispetto agli attuali tamponi, che nei primi giorni di infezione non sono in grado di rilevare il coronavirus. Se arriverà l'approvazione da parte dalla FDA, i test potranno essere rilasciati negli Stati Uniti a partire dalla seconda metà di maggio.
"Siamo molto entusiasti" ha commentato il dottor Eric Van Gieson della Darpa. "Vogliamo rilasciare questo test il più velocemente possibile, ma allo stesso tempo condividerlo con chiunque voglia implementarlo nei propri paesi". Il rilascio di questo test potrebbe portare all'isolamento di casi prima che questi diventino effettivamente infettivi, bloccando la catena di trasmissione sul nascere. L'infrastruttura per gestire questi test, peraltro, è già presente: l'analisi sfrutta i macchinari per il normale tampone PCR (reazione a catena della polimerasi) con una semplice modifica. A differenza del tampone, però, richiede un millilitro di sangue, elemento che rende la procedura potenzialmente più limitante. La procedura punta a individuare nel sangue una molecola RNA, in particolare la mRNA. Il tempo di attesa per i risultati è pari a circa un'ora.