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Da 5 milioni a 470 mila: elefanti decimati dal bracconaggio

È iniziato il CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) a Ginevra e, dati alla mano, il WWF ci aiuta a farci un’idea dell’attuale situazione del bracconaggio.
A cura di Zeina Ayache
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La conta degli animali uccisi dall'essere umano a scopi economici preoccupa ogni anno di più, per questo in occasione del CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche) che si tiene in questi giorni a Ginevra, il Comitato permanente discuterà quali provvedimenti prendere per affrontare il commercio illegale di specie selvatiche. Come spiegato dallo stesso WWF in una nota ad oggi ci si aspetta una partecipazione record e un'apertura anche verso altre specie animali purtroppo in difficoltà a causa dei bracconieri.

Tra le specie di cui si parlerà ci saranno sicuramente gli elefanti. Animali dei quali, in Africa, nel 1900 si stimava vivessero tra i 3 e i 5 milioni di esemplari, un numero drasticamente sceso a 470.000 con una perdita annuale di 30.000 individui. Uccisi dai bracconieri per il commercio illegale di avorio, gli elefanti sono prede ambite da molti Paesi per questo è necessario puntare su piani di azione in Tailandia, Tanzania, Mozambico, Nigeria, Angola e Laos dove ancora manca una perfetta aderenza agli accordi stabili in passato.

Altra specie a rischio è quella dei rinoceronti, anch'essi facile bersaglio dei bracconieri. Si conta che in Sud Africa, negli ultimi tre anni, siano stati uccisi più di 1.000 esemplari, in Namibia nel 2015 sono stati 80 i rinoceronti ammazzati. Anche nei confronti di questi animali bisogna pensare ad approcci utili a limitarne il commercio illegale. Tra i Paesi sui quali bisognerà insistere, il WWF elenca il Vietnam e il Mozambico, dove la domanda per il corno di rinoceronte è ancora alta.

Al CITES di quest'anno, come anticipato, si affronterà anche il commercio legato ad altre specie, come i pangolini e i ghepardi, oltre che a quello legato al legname del Madagascar. A questo proposito il WWF spiega che “Il commercio illegale di eboano e palissandro dal Madagascar è paragonabile in termini di valore al commercio di avorio dall'Africa continentale”.

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