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Cristalli di magma potrebbero aiutare a prevedere le eruzioni vulcaniche: ecco come

Attraverso l’analisi di minuscoli cristalli un team di ricerca australiano ha scoperto che potrebbe essere possibile prevedere un’eruzione, poiché sono in grado di “registrare” i cambiamenti e gli spostamenti del magma nel cuore del vulcano.
A cura di Andrea Centini
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Le variazioni nella composizione di minuscoli cristalli prodotti dal magma potrebbero essere un segnale di avvertimento per un'imminente eruzione vulcanica. In altri termini, dall'analisi di questi cristalli gli scienziati potrebbero ottenere le informazioni necessarie alla previsione di un'eruzione vulcanica. Lo ha scoperto un team di ricerca dell'Università del Queensland (Australia), dopo aver analizzato i cristalli – grandi come un granello di sale – con una specifica tecnica laser chiamata LAICPMS. Secondo l'autrice principale della ricerca, la vulcanologa Teresa Ubide, queste informazioni potrebbero aiutare le autorità a trasmettere messaggi di avvertimento più efficaci e a programmare evacuazioni per tempo. “Può essere una buona notizia per le persone che vivono nel raggio di 100 chilometri da un vulcano attivo”, ha sottolineato la Ubide.

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La vulcanologa, per smorzare gli entusiasmi, ha dichiarato che la sua squadra è ancora lontana dallo scoprire il “Sacro Graal” in grado di prevedere con certezza un'eruzione vulcanica, ciò nonostante ha anche ribadito che con questa indagine è stato fatto un concreto passo avanti nella comprensione dei fenomeni che precedono le eruzioni. Ma cosa hanno scoperto di preciso gli studiosi australiani? Ubide e colleghi si sono concentrati sui cristalli di clinopirosseno, e in particolar modo sulla distribuzione del cromo al loro interno. Analizzando le variazioni del cromo, hanno determinato che questi cristalli si formano quando il nuovo magma si riversa nelle profondità del vulcano, e la loro composizione continua a cambiare durante la risalita del fluido. Incrociando i dati sulla composizione dei cristalli con quelli delle eruzioni avvenute sull'Etna tra il 1974 e il 2014, gli studiosi hanno determinato che c'è una probabilità del 90 percento che possa avvenire un'eruzione nell'arco di 2 settimane quando il nuovo magma entra nelle profondità del vulcano.

I piccoli cristalli rappresentano un ottimo indicatore degli eventi proprio perché sono in grado di “registrare” ciò che avviene all'interno del vulcano, modificando la propria composizione in risposta alla posizione del magma. Ogni vulcano possiede tuttavia caratteristiche proprie, e non è detto che i cristalli si comportino allo stesso modo ovunque. Per questo gli scienziati australiani condurranno nuove indagini su altri vulcani, in particolar modo su quelli attivi che si trovano in Nuova Zelanda e in Indonesia. I dettagli dell'affascinante ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Communications.

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