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Crisi dei 40? Non temere, dopo andrà molto meglio

La felicità è come una U: diminuisce sempre di più fino a toccare il punto più basso, intorno ai quarant’anni, per poi tornare a risalire.
A cura di Redazione Scienze
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La felicità ha la forma di una U che, a partire dalla prima età adulta, gradualmente inizia a discendere per raggiungere i livelli minimi tra i 40 e i 42 anni e ricominciare poi a risalire man mano che si va avanti con gli anni. Lo sostengono i ricercatori dell’università britannica di Warwick che, in uno studio guidato dal professore di Economia Andrew Oswald, hanno seguito le vite di oltre 50.000 di diversi Paesi.

Dunque la crisi di mezza età non è una leggenda? Davvero, intorno ai quarant'anni, le persone esperiscono un abbassamento del loro grado di benessere e soddisfazione? A quanto pare sì: del resto di dati che lo dimostravano ne erano stati raccolti già in passato ma mai, fino ad oggi, ci si era preoccupati di osservare attraverso il tempo lo stesso campione di persone. In questo caso, i ricercatori hanno lavorato in maniera differente, grazie all'ausilio di alcuni questionari che sondavano il grado di soddisfazione delle decine di migliaia di individui che hanno partecipato, tutti provenienti da Australia, Germania e Gran Bretagna. E, soprattutto, hanno cercato di comprendere cosa accade prima e dopo il "giro di boa" documentando i cambiamenti occorsi con il trascorrere degli anni: e c'è una buona notizia, ossia che anche se i capelli ingrigiscono (o cadono) il benessere individuale aumenta.

La vita comincia a quarant'anni? Quel che è certo è che tra studio, ricerca del lavoro, disoccupazione, difficoltà per affermarsi, delusioni amorose, lancette dell’orologio biologico che ticchettano, bambini che piangono, matrimoni che faticosamente si compongono e faticosamente si distruggono, stress di diverso tipo, è verosimile pensare che, soltanto da un certo punto in poi, si possa realmente essere in grado di godersi un po’ l’esistenza.

Il campione così ampio, infatti, lascia supporre i ricercatori che non si abbia a che fare con un semplice caso ma che la forma di U della felicità sia una sorta di "universale", almeno nella nostra società.

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