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Covid 19

Così Israele sta schiacciando la pandemia: “Crollano ricoveri e decessi”

Con il più alto tasso di vaccinazioni al mondo, il numero di nuove infezioni è in caduta libera dal picco di 10mila al giorno a un centinaio di casi quotidiani. Somministrate oltre 10 milioni di dosi, con più della metà della popolazione che ha ricevuto anche la seconda: “Stiamo sradicando il virus”.
A cura di Valeria Aiello
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Seconda dose somministrata a più della metà della popolazione e numero di nuovi contagi che è crollato dal picco di 10mila al giorno a una media di un centinaio di casi quotidiani nell’ultima settimana. Questi i numeri di Israele che, con il più alto tasso di vaccinazioni, registra il costante declino di ricoveri e decessi legati all’infezione. “Un risultato straordinario per il sistema sanitario e per i cittadini israeliani  – ha twittato il ministro della Salute israeliano, Yuli Edelstein – . Insieme stiamo sradicando il coronavirus”.

In Israele crollano ricoveri e decessi Covid

Dal picco di metà gennaio, osserva Eran Segal, ricercatore dell’Istituto israeliano Weizmann a Rehovot, il Paese ha registrato un calo del 98% dei nuovi contagi, del 97% dei malati gravi e del 99% dei decessi. Lo scorso venerdì non è stata segnalata nessuna nuova vittima di Covid-19, con un bilancio dei decessi rimasto invariato per la prima volta in dieci mesi e incrementato di solo 2 unità nella giornata di sabato. Secondo Eyal Leshem, direttore del più grande ospedale israeliano, lo Sheba Medical Center di Tel Aviv, lo Stato sarebbe vicino al raggiungimento dell’immunità di gregge.

Per il coronavirus Sars-Cov-2, la soglia ipotizzata da esperti e autorità sanitarie per raggiungere l’immunità di gregge è del 60-70% della popolazione vaccinata. Una percentuale ritenuta sufficiente per considerare al sicuro anche le persone non vaccinate. Dati alla mano, con oltre 5 milioni di persone che già hanno ricevuto due dosi di vaccino e circa 830mila che hanno superato l’infezione naturale su una popolazione di circa 9 milioni di abitanti, secondo Leshem l’immunità di gregge è “l’unica spiegazione” al crollo dei contagi nei luoghi dove sono state revocate ulteriori restrizioni. “C’è un continuo declino nonostante il ritorno alla normalità – osserva Leshem – . Questo indica che anche se una persona è infetta, la maggior parte delle persone che incontra in giro non verrà contagiata”.

La campagna di vaccinazione di Israele è partita lo scorso dicembre e, facendo affidamento solo sul vaccino di Pfizer/BioNTech, il Paese si è rapidamente affermato come leader a livello mondiale per numero di somministrazioni pro capite. Ad oggi sono state inoculate oltre 10 milioni di dosi, con una media di quasi 1,2 per cittadino, e sulla base dei dati della campagna vaccinale, il ministero della Salute israeliano ha affermato che il rischio di sviluppare una forma sintomatica di Covid-19 è diminuito di circa il 96% tra le persone con vaccinazione completa. Ora il Paese si sta preparando a partire con la vaccinazione di bambini e ragazzi dai 12 ai 15 anni, non appena il siero verrà approvato per questa fascia di età. Tuttavia, dall’altra parte del confine, i territori palestinesi si trovano in una situazione diametralmente opposta, con un tasso di somministrazione ancora fermo al 3%. Una differenza abissale, tanto che in Cisgiordania e Striscia di Gaza le autorità sono in massima allerta per il rischio varianti.

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