Cos’è la variante Delta Plus e perché preoccupa gli esperti
Da quando il ceppo originale o “selvatico” del coronavirus SARS-CoV-2 si è diffuso per la prima volta nell'uomo, grazie allo spillover (salto di specie) da un animale non ancora identificato, come ogni altro patogeno ha continuato a mutare replicandosi nell'ospite, accumulando una serie di modifiche genetiche che hanno dato vita a molteplici lignaggi. La maggior parte di essi è caratterizzata da mutazioni insignificanti, che non hanno garantito alcun vantaggio (o svantaggio) al coronavirus, altre hanno invece dato vita alle varianti di interesse (VOIs) e alle varianti di preoccupazione (VOCs). Come sottolineato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le prime sono quelle identificate come catalizzatrici di specifici focolai e sono dunque monitorate dagli esperti, le seconde presentano caratteristiche preoccupanti acclarate: maggiore trasmissibilità; resistenza agli anticorpi neutralizzanti (di vaccini e precedenti infezioni naturali); resistenza alle cure; virulenza-aggressività superiori e così via. Tra le varianti di preoccupazione ritenute particolarmente minacciose vi è la variante Delta, precedentemente nota come variante indiana. In realtà esistono tre linee della variante Delta (B.1.617.1, B.1.617.2 e B.1.617.3), delle quali la seconda è quella più problematica, essendo più trasmissibile e “motore” dell'impennata dei contagi del Regno Unito. Dalla ex seconda variante indiana è originato un ulteriore lignaggio figlio, che gli scienziati hanno chiamato B.1.617.2.1 (o AY.1) e che ora viene presentato come "variante Delta Plus". Ecco cosa sappiamo su questo ceppo e perché preoccupa gli esperti.
La variante Delta Plus è stata identificata per la prima volta in India ad aprile 2021 e ora è presente in almeno sei distretti di tre Stati, il Kerala, il Madhya Pradesh e soprattutto il Maharashtra, dov'è concentrato il maggior numero di casi (16 su 22 totali). Come comunicato in una nota del governo indiano, a sequenziare la nuova variante è stato l'INSACOG, un consorzio di una trentina di laboratori afferenti al Ministero della Salute e del Benessere della Famiglia, al Dipartimento di Biotecnologie del Consiglio indiano della ricerca medica (ICMR) e al Consiglio della ricerca scientifica e industriale (CSIR). Gli scienziati indiani sottolineano che la variante Delta Plus, rispetto alla “comune” variante Delta, è caratterizzata da una maggiore trasmissibilità (già la Delta è il 60 percento più contagiosa dell'Alfa, ex variante inglese), si lega in modo più stretto ai recettori delle cellule polmonari e ha anche una capacità potenziale nel ridurre l'efficacia degli anticorpi monoclonali. Nella nota non si fa cenno alla possibile resistenza ai vaccini anti Covid. A causa di queste caratteristiche il Ministero della Sanità indiano ha raccomandato ai governatori dei tre Stati coinvolti di inasprire le misure anti contagio, migliorare il tracciamento dei contatti e accelerare la campagna vaccinale.
Va sottolineato che a definire la Delta Plus come nuova variante di preoccupazione è stato l'INSACOG, ma molti esperti non sono in accordo con tale definizione, poiché i dati sono ancora troppo pochi, così come il numero dei pazienti contagiati. “Non ci sono ancora dati per supportare la definizione di variante di preoccupazione sulla base di 22 sequenze”, ha dichiarato alla BBC la dottoressa Gagandeep Kang, virologa e prima donna indiana ad essere eletta tra i membri della Royal Society di Londra. “C'è bisogno di informazioni biologiche e cliniche per determinare se si tratti veramente di una variante di preoccupazione. Devi studiare alcune centinaia di pazienti colpiti dalla variante e scoprire se risultano a maggior rischio di una malattia più severa rispetto a quelli contagiati dalla variante originale”, ha aggiunto la scienziata.
Sulla base dei 166 casi totali di Delta Plus caricati nel database GISAID, secondo il virologo Jeremy Kamil, un virologo dell'Università Statale della Louisiana State al momento non ci sono molte ragioni “per credere che sia più pericolosa della Delta originale”. Il dottor Anurag Agarwal, direttore del CSIR-Institute of Genomics and Integrative Biology (IGIB) di Delhi, ha dichiarato che la classificazione di “variante di preoccupazione” è stata data poiché lo sarebbero tutti i lignaggi che discendono dalla Delta originale. Una delle mutazioni più significative della Delta Plus sulla proteina S o Spike del coronavirus è la K417N, che era stata già identificata nelle varianti Beta (ex sudafricana) e Gamma (ex brasiliana). Al momento casi di Delta Plus sono stati identificati in dieci paesi (India, Cina, Russia, Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera, Portogallo, Giappone, Polonia e Nepal) mentre la Delta originale è già in 80, Italia compresa. Gli scienziati continueranno a monitorarla a fondo per comprendere se sia effettivamente più contagiosa, aggressiva ed elusiva della Delta originale.