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Covid 19

Cos’è la trombosi, quali sono i sintomi e cosa c’entra con il vaccino AstraZeneca

Tra le condizioni cardiovascolari più diffuse al mondo figura la trombosi, ovvero la formazione di coaguli di sangue (trombi) che possono ostruire vene e arterie determinando esiti potenzialmente fatali. La complicazione più severa della trombosi è l’embolia polmonare. Alcuni rarissimi casi di trombosi cerebrale (della vena sinusale) si sono verificati in soggetti dopo la somministrazione del vaccino anti COVID di AstraZeneca, spingendo le autorità sanitarie di vari Paesi a sospendere il farmaco per fare tutte le verifiche del caso.
A cura di Andrea Centini
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La trombosi, come sottolineato dagli autori dell'autorevole Manuale MSD di Medicina, è il blocco di un vaso sanguigno provocato da un coagulo di sangue, che prende appunto il nome di trombo. Si tratta della terza malattia cardiovascolare più diffusa, specifica la Fondazione Veronesi, e abbraccia due condizioni interconnesse: la trombosi venosa profonda (TVP) e l’embolia polmonare, che può essere considerata una complicanza della prima. Esiste anche la trombosi arteriosa profonda, e come suggerisce il nome, il vaso interessato non è una vena ma un'arteria. La trombosi venosa profonda, spiega il Manuale MSD, si verifica quando un coagulo di sangue si genera all'interno di una vena di calibro notevole, come possono essere la femorale comune, l'iliaca comune, la poplitea, le tibiali e via discorrendo. Generalmente sono coinvolte le vene degli arti inferiori e della pelvi, ma anche quelle degli arti superiori. Quando il coagulo di sangue si stacca, viaggia nel flusso sanguigno e va a ostruire parzialmente o totalmente l'arteria polmonare (o uno dei suoi rami) si determina l'embolia polmonare, una condizione potenzialmente fatale. I coaguli di sangue possono ostruire anche i vasi del cervello, dando vita alla trombosi cerebrale. Una forma molto rara chiamata trombosi della vena sinusale e associata alla carenza di piastrine (trombocitopenia), è stata osservata in una piccolissima percentuale di pazienti dopo la vaccinazione anti COVID con il farmaco di AstraZeneca; l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e le altre autorità sanitarie di vari Paesi europei hanno deciso di sospendere precauzionalmente il vaccino per indagare a fondo su eventuali correlazioni, benché l'incidenza degli eventi sia considerata “rassicurante” dagli esperti. L'Associazione Italiana di Epidemiologia ha spiegato che ogni anno, in Italia, sono attesi nella popolazione generale tra i 35 e i 70 anni di età “circa 80 casi di TVP ogni 100.000 persone”. “Questa stima – aggiunge l'associazione – conduce a un numero di casi attesi pari a 1,5-2 casi per settimana, ovvero 6-8 casi nell’ultimo mese per 100.000 persone”. Intervistato dal Corriere, il professor Andrea Cossarizza delll’Università di Modena ha sottolineato che si possono attendere circa 60mila casi di tromboembolismo all’anno, 1.150 alla settimana e 166 al giorno.

Le cause della trombosi

Come sottolineato dal Manuale MSD, le cause della trombosi sono molteplici. Si spazia da una lesione ai vasi sanguigni – ad esempio in seguito a un incidente domestico o stradale – a malattie del sangue che possono favorire la coagulazione piastrinica. Anche il prolungato riposo a letto, per esempio dopo un complicato intervento chirurgico o un ictus, può favorire la comparsa di pericolosi trombi. Tra i fattori di rischio figurano anche il restare seduti per molto tempo – durante un lungo viaggio aereo o magari per un lavoro sedentario; la disidratazione, in particolar modo negli anziani; il sovrappeso e l'obesità; l'assunzione di determinati farmaci; essere pazienti oncologici; portare un gesso; aver subito un intervento alla gamba; avere il vizio del fumo e la gravidanza. Nel caso della trombosi cerebrale, lo studio “Thrombosis of the cerebral veins and sinuses” guidato da scienziati dell'Università di Amsterdam lega la condizione anche alla ipercoagulabilità del sangue o trombofilia.

I sintomi della trombosi

La trombosi venosa profonda è spesso asintomatica, sottolinea la Fondazione Veronesi, pertanto le statistiche delle diagnosi sono una sottostima dei casi reali. “Circa il 50 per cento dei soggetti colpiti da una trombosi venosa non manifesta alcun sintomo”, specificano gli esperti. Quando la trombosi si palesa, tra i sintomi comuni figurano dolore localizzato; gonfiore, in particolar modo a caviglia e piedi; rossore; sensazione di calore nell'area dove si localizza il trombo; perdita di colorito della pelle. Quando il trombo si stacca e raggiunge i polmoni, determinando l'embolia polmonare, si evidenziano tali sintomi, come indicato dal Manuale MSD: respiro affannoso; dolore toracico; sensazione di debolezza e giramenti di testa (innescati dalla bassa pressione). Nel caso di trombosi cerebrale, tra i sintomi segnalati dagli esperti figurano mal di testa, dolore facciale, riduzione della sensibilità del volto, disturbi alla vista, convulsioni, debolezza muscolare, deficit neurologici, febbre elevata e altri segni assimilabili a quelli di un ictus.

Complicanze della trombosi

Gli eventi tromboembolici più severi possono portare alla morte improvvisa del paziente. Normalmente ciò avviene per la complicanza più severa della trombosi, la già citata embolia polmonare, ovvero l'ostruzione dell'arteria polmonare o di uno dei suoi vasi. La sindrome post-trombotica, spiega la Fondazione Veronesi, è invece la complicanza più frequente della trombosi venosa profonda, e si manifesta “a distanza di mesi o anni dall'evento trombotico acuto”. Nel caso della trombosi cerebrale, spiega l'Università di Amsterdam, possono determinarsi perdita di coscienza, ipertensione intracranica, crisi epilettiche e paralisi.

Come si riconosce la trombosi

La diagnosi di trombosi deve naturalmente sempre essere fatta dal medico, anche perché i sintomi spesso sono sovrapponibili con quelli di altre condizioni e solo l'esame specialistico può dare un responso. Nel caso dell'embolia polmonare, spiega la Fondazione Veronesi, si verificano “affanno inspiegabile, respirazione veloce, dolore acuto al torace, aumento della frequenza cardiaca e leggero stordimento”. Nelle forme più comuni di trombosi, con i coaguli negli arti inferiori, si possono sperimentare dolore localizzato, rossore, calore e gli altri sintomi sopraindicati. Gli scienziati del Paul Ehrlich Institut, che stanno seguendo il caso delle trombosi emerse dopo la somministrazione del farmaco AstraZeneca, in un comunicato stampa hanno sottolineato che se le persone che hanno ricevuto il vaccino anti COVID “si sentono sempre peggio più di quattro giorni dopo la vaccinazione, ad esempio con mal di testa grave e persistente o sanguinamento localizzato della pelle, dovrebbero cercare immediatamente un trattamento medico”.

Vaccino AstraZeneca e trombosi

Il 15 marzo 2021 il vaccino contro il coronavirus SARS-CoV-2 “AZD1222/ChAdOx1” prodotto dalla società biofarmaceutica britannico-svedese AstraZeneca è stato sospeso da diversi Paesi europei – a scopo precauzionale – dopo l'emersione di alcuni casi di trombosi. Quelli finiti nel mirino delle autorità sanitarie riguardano eventi di trombosi cerebrale del seno venoso associati a ridotto numero di piastrine (trombocitopenia). Come spiegato dal direttore de LeScienze, gli eventi osservati in Germania sarebbero 7 su 1,6 milioni di somministrazioni, un numero ridotto, ma leggermente superiore a quello riscontrato nella popolazione generale (3-4 su un milione di persone, scrive Marco Cattaneo). Eventi analoghi associati a riduzione piastrinica si sarebbero comunque verificati anche dopo le somministrazioni di altri vaccini anti Covid, come specificato dal New York Times (36 casi su 31 milioni). L'incidenza di questi casi è al vaglio dell'EMA e delle altre autorità sanitarie.

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