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Covid 19

Cosa sappiamo di Omicron e delle varianti Covid più pericolose

L’ultima delle varianti di Sars-Cov-2 ad essere intercettata è anche la più veloce a trovare posto nell’elenco delle varianti di preoccupazione dell’OMS.
A cura di Valeria Aiello
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Omicron, la più recente variante del coronavirus Sars-Cov-2 ma anche la più rapida ad essere stata etichettata come variante di preoccupazione (VOC, variant of concern) dall’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS). Finora solo altre quattro varianti virali avevano soddisfano la definizione di preoccupazione dell’Oms: Alfa, Beta, Gamma e Delta.

La variante Omicron

Il primo campione di Omicron, noto anche come lignaggio B.1.1.529, è stato prelevato in Sudafrica, e il sequenziamento ha mostrato che il virus portava un alto numero di mutazioni sulla proteina Spike, la struttura che il virus utilizza per legare la cellula che infetta. Alcune di queste mutazioni sono già state osservate in altre varianti ed sono note per rendere il virus più pericoloso, compresa una mutazione chiamata E484A – una diversa versione della mutazione E484K – e che potrebbe rendere il virus meno riconoscibile per alcuni anticorpi.

Le varianti di preoccupazione (VOC) designate dall'OMS
Le varianti di preoccupazione (VOC) designate dall'OMS

Omicron presenta anche la mutazione chiamata N501Y, la stessa che ha dato alle varianti Alfa e Gamma una maggiore trasmissibilità. In recente studio, pubblicato sulla rivista Nature, i ricercatori dell’Università del Texas hanno scoperto che questa particolare mutazione ha reso il virus capace di replicarsi meglio nelle vie aeree superiori (nel naso e nella gola), e questa capacità lo rende molto probabilmente più trasmissibile quando le persone respirano, starnutiscono o tossiscono. Come Delta, anche Omicron porta una mutazione chiamata D614G, che sembra aiutare il virus a legarsi meglio alle cellule che infetta.

Oltre a queste mutazioni già note, preoccupano una serie di mutazioni che non erano state mai osservate in precedenti varianti virali, anche se i medici concordano sul fatto che la vaccinazione fornirà comunque protezione dalla malattia. Finora, la nuova variante è stato rilevata in 17 paesi, tra cui Sudafrica e Botswana, e tra i viaggiatori in Belgio, Paesi Bassi, Australia, Canada, Regno Unito, Italia, Israele e Austria, secondo il database GISAID e dati locali.

In Sudafrica, dove meno del 24% della popolazione totale è vaccinata e solo il 35% degli adulti è completamente immunizzato, le infezioni si inseriscono in un contesto di alta prevalenza e incidenza di HIV, che sopprime il sistema immunitario, per cui molte persone, che attualmente non sono in grado di ricevere cure, potrebbero essere più suscettibili all’infezione. Per identificare il virus, oltre al test per rilevare l’infezione, per conoscere qual è la variante responsabile di Covid, il campione deve essere sottoposto a sequenziamento genico, una procedura che richiede più tempo rispetto ai test rapidi dell’antigene e ai test molecolari.

Le varianti Delta e Alfa

La variante Delta, che attualmente rappresenta il lignaggio dominante in Europa e negli Stati Uniti, è conosciuto anche come B.1.617.2 ed è più trasmissibile rispetto alle altre varianti, anche se non è ancora chiaro se causi una malattia più grave. Ha rapidamente soppiantato la variante Alfa (B.1.1.7), nella maggior parte dei Paesi dove si è diffusa. Mostra una serie di mutazioni sulla proteina Spike, di cui alcune possono eludere il sistema immunitario, il che potrebbe significare che le persone infettate da varianti precedenti possono avere maggiori probabilità di infezione.

La variante Alfa, identificata nella prima volta in Inghilterra lo scorso dicembre, si è diffusa rapidamente nel mondo, diventando rapidamente il lignaggio dominante in Europa e negli Stati Uniti, dove i CDC la hanno ora retrocessa a “variante sotto osservazione” a causa del basso impatto negli Usa. È stato dimostrato che è almeno del 50% più trasmissibile rispetto al virus originario, e presenta 23 mutazioni, inclusa la N501Y che aumenta l’infettività.

Le varianti Beta e Gamma

Vista per la prima volta in Sudafrica, la variante B.1.351 o Beta, presenta sia la mutazione E484K che è collegata alla fuga immunitaria, sia la mutazione N501Y sospettata di contribuire a rendere più contagiose molte altre varianti. È stato dimostrato che è il 50% più trasmissibile rispetto al ceppo originario e può infettare persone che si sono riprese dal coronavirus, così come i vaccinati.

Gli sviluppatori di vaccini, che cercano di anticipare le nuove varianti, si erano concentrati su dosi di richiamo sviluppate sulla base di B.1.351, perché è la variante che gli scienziati temono possa eludere la protezione dei vaccini. Una parziale fuga immunitaria non significa comunque una fuga completa, per cui ci si aspetta che i vaccini proteggano in certa misura dall’infezione. La variante Beta è stata superata da Delta in Sudafrica e non è mai arrivata negli Stati Uniti, nonostante le tante preoccupazioni. Attualmente è designata come variante monitorata dai CDC.

Anche la variante Gamma, P.1, che ha travolto il Brasile non ha trovato terreno fertile altrove, e adesso è designata come variante monitorata dai CDC. Questa variante presenta entrambe le mutazioni, E484K e N501Y, e altre 30 mutazioni. È stato dimostrato che potrebbe in parte sfuggire alla risposta immunitaria sia naturale sia indotta da vaccino.

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