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Cosa c’è da sapere davvero sulla paura di essere attaccati da uno squalo

Per quanto possa sembrare incredibile gli squali sono tra le specie viventi meno pericolose per l’uomo, non perché non possano farci del male, ma per via della loro stessa natura e delle poche specie di stazza sufficientemente grande, inoltre come cibo noi umani non siamo proprio una prelibatezza.
A cura di Juanne Pili
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Se avessimo in progetto di partire per qualche spiaggia esotica prima o poi qualcuno ci metterebbe in allerta contro gli attacchi degli squali nel Mondo. La paura verso questi pesci ben rappresentata anche al cinema è difficile da eradicare, nonostante sia i dati reali sugli attacchi di questi pesci, sia quelli relativi alla minaccia che noi rappresentiamo per la loro esistenza, smentiscano senza appello il falso mito dello "squalo killer". Questo ovviamente non significa che possiamo farci i selfie mentre abbracciamo sott’acqua uno di questi esemplari; tutto il mare e i suoi abitanti non rappresenterebbero alcun rischio, se solo sapessimo come averne rispetto.

Sono gli squali che dovrebbero temere gli umani

Il fake dello squalo che si aggira per una strada allagata di Houston in Texas, trasportato dall’uragano Harvey l’estate scorsa, è un esempio emblematico di quanto i falsi miti su questi pesci abbondino. Si fa soprattutto leva sulla possibilità di venirne mangiati o sensibilmente menomati. In realtà è molto più probabile che uno squalo possa essere preda degli umani che il contrario. Secondo uno studio pubblicato nel 2012 sono diversi milioni gli squali che ogni anno vengono uccisi nel Mondo, con conseguenze preoccupanti per l’ecosistema marino. Questo si deve in gran parte al business del “finning”, ovvero il commercio delle loro pinne, considerate merce pregiata. Questa pratica in gran parte non regolamentata, prevede il taglio della pinna mentre l’animale è ancora cosciente. Il resto del corpo viene poi gettato in mare, destinato a morire asfissiato per incapacità di movimento. Esiste anche il commercio della loro carne.

Non tutti gli squali rappresentano una minaccia

Innanzitutto noi come alimento non siamo un gran che, almeno non secondo i gusti degli squali più grossi: non facciamo manco parte della fauna acquatica e abbiamo poco tessuto adiposo. Oltre a questo sono poche le specie che potrebbero rappresentare un reale pericolo per noi: il 50% delle specie conosciute (circa 500 in tutto) non supera il metro di lunghezza; solo il 4% raggiunge i 4metri. Anche per questo – unito al fatto che li stiamo decimando ogni anno – è sempre più improbabile subire un attacco, men che meno mortale. Infatti quelli più pericolosi tendono ad allontanarsi dopo un unico morso. Bisogna essere davvero sfortunati per imbattersi contro uno di essi, specialmente se teniamo conto del fatto che le specie più grosse sono anche maggiormente a rischio di estinzione. Secondo un censimento pubblicato dall’università di Stanford nel 2016 (il primo in assoluto realizzato scientificamente), non ci sarebbero più di 219 squali bianchi al largo della costa centrale della California.

L’allarmismo degli attacchi contro le persone

É difficile tracciare una stima accurata, si leggono diverse cifre in Rete, ma di sicuro gli squali sono tra gli animali meno mortali al mondo, almeno per noi. Secondo una classifica pubblicata nel blog di Bill Gates nel 2015, solo sei persone sono morte a causa dell’attacco di uno squalo, noi invece – nello stesso anno – siamo riusciti ad uccidere 580mila membri della nostra specie. Diversa è la questione degli attacchi, che sono comunque relativamente molto bassi: nel 2016 se ne sono contati 84. É difficile da credere, eppure gli squali evitano sempre il contatto con gli esseri umani, a meno che non si sentano davvero minacciati. Il mito dello squalo assassino nasce ufficialmente nel luglio del 1916, quando un esemplare minacciò coi suoi attacchi la costa del New Jersey, uccidendo quattro persone e ferendone una. In quel periodo una epidemia di poliomielite spinse molti americani a trasferirsi nella costa est, mentre contemporaneamente un’insolita ondata di caldo favorì un incremento della presenza di questi pesci. Ancora oggi è dibattuto di che specie si trattasse, non è nemmeno certo se fosse stato un unico esemplare. A seguito di questa vicenda si scatenò una vera e propria caccia allo squalo, volta ad eliminare le specie ritenute più pericolose. Nel 1975 Steven Spielberg si ispirò proprio a questa storia per concepire il suo capolavoro “Lo squalo”, contribuendo ad alimentare la leggenda degli squali killer.

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