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Covid 19

Coronavirus, le “lettere” del ceppo italiano ci diranno come sta mutando. Esperto: “Ne ha 30mila”

Il nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2) ha un profilo genetico composto da 30mila “lettere”, come sottolineato dal genetista Giuseppe Novelli. Grazie all’isolamento del ceppo italiano da parte dei ricercatori dell’Ospedale Sacco di Milano, potremo mettere a confronto le sue sequenze con quelle del ceppo cinese e verificare come e quanto il patogeno sta mutando.
A cura di Andrea Centini
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In giallo le particelle virali del coronavirus, in blu e viola le strutture della cellula invasa
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Il professor Massimo Galli, direttore dell’Istituto di Scienze Biomediche presso l'Ospedale Sacco di Milano, ha annunciato che il suo team è riuscito a isolare il ceppo italiano del nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2) in quattro pazienti provenienti da Codogno, uno dei comuni della “zona rossa” in Lombardia. Si tratta di un'ottima notizia poiché grazie alle informazioni genetiche ottenute dal sequenziamento non solo si dispongono di conoscenze migliori per mettere a punto test diagnostici, farmaci e potenziali vaccini contro il patogeno, ma è possibile anche mettere in evidenza le differenze col ceppo cinese e capire come e quanto il coronavirus sta mutando. I virus, infatti, mutano continuamente replicazione dopo replicazione, e col passare del tempo possono evolvere in forme più aggressive o benigne.

Alla luce di questo dettaglio, il noto genetista ed ex rettore dell'Università Tor Vergata di Roma Giuseppe Novelli si augura che i ricercatori del Sacco rendano subito disponibili alla comunità scientifica i dati raccolti dalle analisi, come hanno fatto gli scienziati asiatici e quelli dello Spallanzani di Roma, dopo aver isolato e sequenziato il virus presente nei campioni biologici della coppia cinese ammalatasi di COVID-19, l'infezione scatenata dal virus. “Abbiamo bisogno di queste informazioni per comprende un elemento importante, ovvero il tasso di mutazione di questo virus”, ha dichiarato Novelli all'Adnkronos. “Si tratta di un virus a RNA lungo 30 mila lettere, ma ancora mancano i dati per permetterci di valutare il tasso di mutazione”, ha sottolineato lo specialista, che auspica la creazione di una “task force ad hoc, proprio per valutare questo aspetto, che noi chiamiamo tasso di mutazione di replica”. Le lettere citate dal professor Novelli fanno riferimento alle basi azotate dell'RNA: A, C, G e U, ovvero adenina, citosina, guanina e uracile, la cui combinazione determina il profilo genetico del patogeno.

Novelli ha affermato che il coronavirus della SARS (che condivide l'80 percento del proprio profilo genetico con quello emergente) “ogni volta che replicava cambiava una lettera ogni 10 mila”. “Questo virus – ha aggiunto lo specialista riferendosi a SARS-CoV-2 – dai primi dati sembra più veloce, ne cambia una ogni 1.000. Ma è bene fare chiarezza. E per farlo ci aiutano le sequenze realizzate allo Spallanzani e al Sacco. Il confronto con i dati della Cina ci permetterà di fare proiezioni e comprendere meglio questo microrganismo”. Sapere come e in che modo si sta evolvendo il coronavirus è dunque un dettaglio fondamentale per capire l'impatto sulla diffusione dell'infezione. Secondo alcuni esperti, l'imminente bella stagione potrebbe favorire il suo contenimento come avviene con i virus responsabili del raffreddore e dell'influenza. Novelli ha concluso il suo ragionamento all'Adnkronos ricordando che i virus “sono strutture biologiche che mutano e fanno salti di specie, e questo non sarà l'ultimo”. Dunque dobbiamo abituarci e “ritrovare razionalità”.

Coronavirus meno letale di quanto atteso

Come dichiarato a fanpage dalla virologa di fama internazionale Ilaria Capua, il nuovo coronavirus potrebbe circolare nel nostro Paese da settimane o persino da mesi. Il fatto che sia rimasto nascosto sino all'“esplosione” di casi registrati negli ultimi giorni per la scienziata è una buona notizia: “Tanto più cresce il numero delle persone infette – o meglio: tanto più scopriamo casi pregressi e passati inosservati – tanto meglio è. Perché vuol dire che il numero degli infetti è maggiore di quanto pensavamo. E il potenziale letale del virus, molto minore”, ha concluso l'esperta.

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