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Coronavirus, drastico calo dell’inquinamento in Cina per l’epidemia: le immagini NASA

La quarantena imposta dal governo di Pechino a Wuhan e ad altre grandi città cinesi per impedire la diffusione del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) ha determinato un significativo crollo dell’inquinamento ambientale. Nello specifico, quello del tossico biossido di azoto, prodotto dal traffico e dalle industrie. Il fenomeno risulta evidente nelle mappe satellitari diffuse da NASA ed ESA.
A cura di Andrea Centini
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La diffusione dell'infezione COVID-19 causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2 sta avendo un significativo impatto sanitario, sociale ed economico in varie aree del mondo, Italia compresa, ma grazie ai satelliti della NASA e dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) gli scienziati hanno osservato in Cina anche un effetto positivo: la drastica riduzione dell'inquinamento. Nello specifico, quello di biossido di azoto (NO2), un gas estremamente tossico rilasciato nell'ambiente dalle emissioni dei veicoli e dai processi di lavorazione delle centrali elettriche e degli impianti industriali.

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A dimostrare il calo sono le immagini catturate dallo strumento TROPOMI (acronimo di The TROPOspheric Monitoring Instrument) installato sul satellite Sentinel-5 del Programma Copernicus della Commissione Europea e dell'ESA, oltre che dall'Ozone Monitoring Instrument (OMI) equipaggiato sul satellite Aura della NASA. Gli “occhi” e i sensori dei due satelliti hanno misurato i valori del biossido di azoto sulla Cina tra l'1 e il 20 gennaio e tra il 10 e il 25 febbraio, rilevando una differenza enorme tra il “prima” e il “dopo”. Lo spartiacque è rappresentato dall'introduzione delle drastiche misure draconiane imposte da Pechino per contenere la diffusione del virus.

Benché infatti casi di una “misteriosa polmonite” abbiano iniziato a circolare con insistenza alla fine del 2019, soltanto il 23 gennaio 2020 la Cina avviò l'isolamento della metropoli-epicentro di Wuhan, dove il patogeno ha compiuto il salto di specie da animale a uomo. La quarantena ha determinato il blocco dei trasporti (pubblici e privati) in entrata, in uscita e all'interno della città, così come quello di tantissime imprese. È stato proprio l'isolamento di milioni di persone e l'arresto della attività produttive a determinare il crollo dell'inquinamento, ben evidente nelle mappe diffuse dalle agenzie aerospaziali.

Inizialmente la riduzione del biossido di azoto (o ipoazotide) è risultata evidente soprattutto sopra Wuhan, una città di 11 milioni di persone totalmente “congelata”, ma col passare dei giorni l'effetto sull'ambiente dell'epidemia è stato osservato anche in altre province lontane dallo Hubei. Del resto, dopo Wuhan, sono state diverse altre le città cinesi isolate dal governo. Una soluzione analoga è stata presa anche in Italia per i comuni della cosiddetta “zona rossa” in Lombardia e Veneto.

La riduzione del diossido di azoto risulta significativa anche mettendo a confronto le mappe di inizio 2020 con quelle di inizio 2019. “È la prima volta che vedo un calo così marcato in una zona così ampia per un evento specifico”, ha dichiarato il dottor Fei Liu, ricercatore presso il prestigioso Goddard Space Flight Center della NASA. Lo studioso ha sottolineato che un caso simile si verificò nel 2008, legato alla famigerata crisi economica che scoppiò in quell'anno, tuttavia i suoi effetti furono sensibilmente più graduali.

Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della “mappa del contagio”, il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 ha infettato oltre 89mila persone in tutto il mondo e ne ha uccise più di 3mila. In Italia ha contagiato più di 1600 persone, una quarantina delle quali ha perso la vita. Il virus dalla Cina si è diffuso in più di 50 nazioni.

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