Coronavirus, chi è più a rischio e qual è il tasso di mortalità di COVID-19
COVID-19, l'infezione innescata dal nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2), nell'80 percento dei pazienti si manifesta in forma lieve, e ha maggiori probabilità di avere conseguenze gravi nei soggetti anziani, malati e di sesso maschile, come già ipotizzato nella fase iniziale dell'epidemia. Sono soltanto alcuni dei dati significativi emersi dall'indagine epidemiologica più ampia e approfondita condotta sul coronavirus da quando il patogeno ha iniziato a diffondersi da Wuhan, nella provincia di Hubei. Sono stati infatti inclusi oltre 44mila pazienti. A condurre lo studio gli scienziati del “The Novel Coronavirus Pneumonia Emergency Response Epidemiology Team”, gruppo creato appositamente dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (CCDC).
Gli scienziati hanno rilevato che il tasso di mortalità del virus, al momento, si attesta in media sul 2,3 percento; è dunque sensibilmente inferiore rispetto al 10 percento della SARS (Severe acute respiratory syndrome) e al 30 percento della MERS (Middle East Respiratory Syndrome), pur essendo tutti e tre betacoronavirus caratterizzati da una somiglianza genetica piuttosto elevata. Il motivo per cui il nuovo coronavirus ha fatto un numero sensibilmente superiore di vittime rispetto alle altre due patologie (nel momento in cui stiamo scrivendo sono 1.875 morti e 73.337 infettati, sulla base della mappa del contagio) è legata al fatto che si trasmette molto più facilmente, come una comune influenza stagionale, benché non siano ancora del tutto chiare le modalità di trasmissione. La mortalità nella provincia dello Hubei è risultata più elevata rispetto al resto della Cina: 2,9 percento contro 0,4 percento.
Ad oggi, sulla base dello studio pubblicato sul Chinese Journal of Epidemiology, non risultano esserci bambini fra le vittime di SARS-CoV-2, che come indicato manifesta i sintomi più gravi negli uomini anziani. Gli uomini hanno maggiori probabilità di morire delle donne (2,8 percento contro 1,7 percento); i più esposti al rischio letale sono i pazienti con patologie preesistenti, in particolar modo quelle cardiovascolari, il diabete, le malattie respiratorie croniche e l'ipertensione. Come indicato, nell'80,9 percento dei casi l'infezione si presenta come lieve; nel 13,8 percento COVID-19 si manifesta come grave, mentre risulta critica per il 4,7 percento dei casi. Questo dato aumenta per gli uomini che hanno un'età superiore agli 80 anni.
Gli scienziati cinesi si sono soffermati anche sul rischio di contagio per il personale sanitario, che è particolarmente esposto. Si ritiene che oltre 3mila tra medici e infermieri siano stati contagiati da SARS-CoV-2 fino ad oggi, dei quali 1.716 sono stati ufficialmente confermati. Si registrano anche diverse vittime, tra le quali figurano il dottor Liu Zhiming di 51 anni, direttore dell'ospedale Wuchang di Wuhan, e il 34enne oculista Li Wenliang, medico eroe che per primo provò ad allertare colleghi, parenti e amici della diffusione del virus. L'uomo fu messo a tacere dalle autorità, ma quando l'epidemia è esplosa in tutta la sua violenza è stato riabilitato dalla magistratura ed è tornato al proprio lavoro; purtroppo è rimasto contagiato è a causa dell'aggravamento delle sue condizioni è deceduto.
Lo studio rivela anche che le misure draconiane messe in atto da Pechino per contenere il virus – come l'isolamento di intere città – starebbero dando i primi frutti; il picco della "curva epidemica dell'insorgenza dei sintomi" sarebbe infatti stato raggiunto tra il 23 e il 26 gennaio, manifestando segni di diminuzione a partire dall'11 febbraio. Nonostante questo segnale positivo, i ricercatori indicano che a causa dell'elevata contagiosità della patologia potrebbero sorgere dei nuovi focolai con ulteriori picchi. Per questa ragione è fondamentale tenere altissima l'attenzione sul coronavirus.,