Con l’aereo spaziale i viaggi intercontinentali attraverseranno lo Spazio
Non si tratta di un viaggio turistico nello Spazio per quella manciata di ultra-miliardari che può permettersi spese folli, ma di una rivoluzione nel sistema del trasporto che potrebbe riguardare molti viaggiatori. I propulsori Sabre (Synergetic Air-Breathing Rocket Engines), su cui il governo britannico ha deciso di investire 60 milioni di sterline (equivalenti a circa 69 milioni di euro), possono essere montati su aerei spaziali capaci di decollare e atterrare su un comune aeroporto, riuscendo ad imprimere un'accelerazione di diversi mach di velocità. A lavorare sul progetto è la Reaction Engines, società fondata dall'ingegnere Alan Bond nel 1989 proprio per realizzare il propulsore Sabre.
Con una tacnologia simile, nota il Guardian, un viaggio dalla Gran Bretagna all'Australia durerebbe appena 4 ore, ma il Sabre – turismo intercontinentale a parte – risolverebbe anche uno dei problemi più significativi dei viaggi nello Spazio. La possibilità del decollo e dell'atterraggio come un qualsiasi aereo di linea, renderebbe gli aerei riutilizzabili per missioni successive, a differenza dei missili attuali che, scomponendosi in più moduli e liberando quelli contenenti i serbatoi, sono "usa e getta".
Usati per i voli transcontinentali, gli aerei spaziali si posizionerebbero a massimo 110 km di altezza dalla superficie terrestre (lo Spazio "inizia", secondo le diverse tesi, intorno ai 100 km), potendo passare in poco tempo da una velocità ipersonica di Mach 5 a Mach 22 (equivalente a 7,5 km al secondo). I passeggeri, insomma, fluttuerebbero nell'aereo per circa sei minuti. Se tutto va secondo i programmi, Skylon, l'aereo spaziale realizzato dalla Reaction Engines, inizierà i primi test nel 2019, per poi impegnarsi in una vera e propria missione nel 2020 verso la Stazione Spaziale Internazionale nel 2019.