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Come la Terra nacque dallo scontro tra Giove e Saturno

C’è stato un tempo in cui Giove era un Pianeta vagante: questo avrebbe dato al nostro Sistema Solare un assetto decisamente particolare.
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A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica di un Sistema Solare primordiale
Rappresentazione artistica di un Sistema Solare primordiale

In principio vi fu una generazione di Pianeti nel nostro Sistema Solare; poi un Giove “vagante” giunse a far piazza pulita di tutti gli oggetti celesti, prima di trovare posto nella sua orbita attuale. Lo sostiene uno studio pubblicato da Proceedings of the National Academy of Sciences che, per la prima volta, sembrerebbe spiegare alcune particolarità del nostro Sistema in grado di distinguerlo dalle altre decine di sistemi stellari studiate ed osservate negli ultimi anni.

Saturno contro Giove

«Il nostro Sistema Solare sembra sempre più stravagante» sostiene Gregory Laughlin, professore e presidente del dipartimento di astronomia ed astrofisica presso la CU Santa Cruz, nonché autore del paper. Ad esempio, come mai non esistono Pianeti più interni di Mercurio? Lo studio in questione, nel fornire una risposta a questo interrogativo, propone anche una spiegazione delle caratteristiche singolari dei Pianeti rocciosi come la Terra. Laughlin e il coautore Konstantin Batygin hanno sfruttato un modello di evoluzione del Sistema Solare proposto da un altro team di astronomi nel 2011. In questo scenario Giove, nel corso dei primi 10 milioni di anni della sua vita, sarebbe prima migrato verso il Sole. Dopodiché la formazione di Saturno, sempre più massiccio, ne avrebbe causato lo spostamento portandolo fino alla sua attuale posizione. Insomma, uno scontro tra personalità di Giganti Gassosi sarebbe all’origine dell’attuale disposizione dei Pianeti nel nostro Sistema Solare. Ma non è tutto.

Il nostro Sistema Solare 
Il nostro Sistema Solare 

Super-Terre nel Sistema Solare

Batygin ha effettuato una serie di calcoli numerici per verificare cosa sarebbe accaduto se fosse stata presente una serie di Pianeti rocciosi con orbite più ristrette prima della migrazione verso l’interno di Giove. È verosimile, infatti, che a quel tempo ci fossero molti Pianeti rocciosi con tanto di atmosfera formatisi nelle immediate vicinanze del Sole da un denso disco di gas e polveri, esattamente come accade con le Super-Terre, ossia i numerosi esopianeti che gli astronomi stanno trovando attorno alle stelle grazie a strumenti come il telescopio spaziale Kepler. Ma il movimento verso l’interno di Giove potrebbe aver letteralmente spazzato via i Pianeti, assieme a planetoidi ed asteroidi, sovrapponendone le orbite grazie alle perturbazioni gravitazionali del Gigante Gassoso: questo avrebbe causato un avvicinamento di molti corpi celesti e, di conseguenza, collisioni che avrebbero ridotto in frantumi i nascenti Pianeti.

Una seconda generazione di Pianeti

Questo potrebbe spiegare "l'anomalia" della conformazione del Sistema Solare: nella nostra galassia, in effetti, sistemi stellari ce ne sarebbero circa 500 (per quanto ne sappiamo). Per lo più, però, si tratta di pochi Pianeti in orbita attorno ad una stella madre molto più massicci della Terra le cui orbite sono decisamente più strette non soltanto di quella terrestre ma anche della stessa orbita di Mercurio.

Il nostro universo è popolato da sistemi stellari.
Il nostro universo è popolato da sistemi stellari.

Prima della migrazione di Giove, dunque, anche il nostro Sistema doveva presentarsi più o meno così: ma gli scontri avvenuti a causa dell'avvicinamento del Gigante Gassoso hanno dato vita ad una seconda (e diversa) generazione di Pianeti interni, formatisi a partire dal materiale residuo. Soltanto la formazione di Saturno potrebbe aver concesso spazio alla formazione di Mercurio, Venere, Terra e Marte: e questa ipotesi spiegherebbe anche come mai questi Pianeti risultino essere più giovani di quelli più esterni. Inoltre, queste osservazioni forniscono anche un'interpretazione del perché i Pianeti della fascia interna siano messo massicci e con un atmosfera più sottile di quanto ci si aspetterebbe sulla base dell'osservazione degli altri sistemi stellari, sostiene il professor Laughlin. Siamo decisamente un'eccezione, a quanto pare.

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