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Collisione tra navi, 600 metri cubi di gasolio nel Santuario dei Cetacei: rischio disastro

L’incidente tra le due navi, avvenuto la domenica mattina al largo della Corsica, ha creato una macchia di gasolio di 10 chilometri quadrati. Sul posto sono giunti uomini e mezzi per contenere il carburante, circa 600 metri cubi. Lo sversamento minaccia le specie di mammiferi marini, tartarughe e pesci che popolano l’area marina protetta del Santuario dei Cetacei, istituita nel 1991.
A cura di Andrea Centini
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La collisione tra la nave tunisina Ro-ro ‘Ulysse' e la portacontainer CLS Virginia (battente bandiera cipriota) avvenuta al largo della Corsica rischia di produrre un disastro ambientale nel delicatissimo Santuario dei Cetacei “Pelagos”. L'incidente ha prodotto lo sversamento di circa 600 metri cubi di gasolio e si è già formata una macchia che si estende per 10 chilometri quadrati. Immediato l'intervento delle autorità francesi, italiane e del Principato di Monaco, che sulla base del protocollo “Ramogepol” – sottoscritto dai tre Paesi proprio per far fronte a simili emergenze – hanno inviato nell'area uomini e mezzi (navi e un aereo) per monitorare la situazione e limitare i danni del carburante fuoriuscito.

Non siamo certamente innanzi a una catastrofe paragonabile a quella della superpetroliera Haven cipriota, che l'11 aprile 1991 affondò al largo di Genova provocando la morte di cinque persone e la perdita di migliaia di tonnellate di greggio, tuttavia sussistono rischi concreti per la fauna che popola questo prezioso tratto di mare, vero e proprio baluardo della biodiversità mediterranea. Il contenimento/recupero del materiale finito in acqua dovrà dunque essere rapido e preciso. Gli uomini sono fortunatamente già a lavoro e le condizioni meteo-marine buone, ma è ancora troppo presto per conoscere l'impatto dell'incidente sull'ecosistema. Ciò che è certo è che tra gli animali più minacciati dal gasolio vi sono i mammiferi marini, per la cui protezione è stato istituito il Santuario dei Cetacei “Pelagos”, proprio nel 1991. Tra le otto specie che popolano queste acque la più esposta al pericolo è la balenottera comune (Balaenoptera physalus), il secondo animale più grande del pianeta – dopo la balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) – che è inserito con codice EN nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, cioè in pericolo di estinzione.

Tra gli altri cetacei, oltre a grampi, tursiopi, stenelle striate, zifi, globicefali e capodogli, a rischio vi sono anche i delfini comuni, una specie che, a dispetto del nome, nel Santuario dei Cetacei è poco diffusa. Ma non sono solo i mammiferi marini ad essere in pericolo; anche le tartarughe marine – come la Caretta caretta – e diverse specie di pesci potrebbero soffrire le conseguenza della chiazza di idrocarburi, soprattutto se dovesse dirigersi verso le aree costiere senza essere contenuta adeguatamente. Il santuario è costantemente esposto a incidenti di questo genere poiché trafficatissimo – basti pensare all'enorme porto di Genova che si affaccia sul Mar Ligure -, ma sono stati creati canali ad hoc per ridurre al minimo potenziali catastrofi. In questo caso non è ancora chiaro se si sia trattato di un errore umano o di un guasto; in base ai primi accertamenti, la nave tunisina probabilmente viaggiava più rapidamente di quanto permesso, e ha colpito sulla fiancata la portacontainer non potendo gestire gli spazi di manovra. Indipendentemente dalle cause si spera che l'incidente – che fortunatamente non ha provocato feriti tra gli equipaggi – non determini serie conseguenze all'ambiente.L'inci

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