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Climate Strike: così abbiamo iniziato a intossicare la Terra causando i cambiamenti climatici

La Rivoluzione Industriale, iniziata attorno alla metà del XVIII secolo, ha rappresentato un cambiamento epocale per l’umanità, portando in dote benessere, longevità, nuove tecnologie e un boom demografico senza precedenti. Ma il processo, legato all’utilizzo dei combustibili fossili, ha cambiato per sempre il volto del nostro pianeta e innescato la minaccia dei cambiamenti climatici.
A cura di Andrea Centini
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L'impatto dell'uomo moderno (Homo sapiens) sulla Terra è stato significativo sin dalla sua origine, risalente a circa 300mila anni fa, ma è solo con l'avvento della Rivoluzione Industriale che ha cambiato per sempre le sorti dell'intera biosfera. Come e perché lo spiegheremo nei prossimi paragrafi.

Credit: stevepb
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Antropocene. Nel corso della sua lunga "vita" iniziata 4,6 miliardi di anni fa, il nostro pianeta è andato incontro a una notevole variabilità climatica, che ha visto l'alternanza di intensi periodi freddi (le ere glaciali) e caldi sotto la spinta dei più disparati fenomeni naturali. Questi cicli, che normalmente richiedono tempi lunghissimi, non vanno assolutamente confusi con i famigerati cambiamenti climatici di origine antropica, cioè le variazioni determinate dalle attività umane. Nel caso specifico siamo innanzi un anomalo innalzamento delle temperature medie causato dall'alterazione chimica dell'atmosfera, a sua volta legata all'immisione di enormi quantità di agenti inquinanti nell'atmosfera. L'impatto sul pianeta di questo e altri processi di natura antropica è stato così devastante che uno studioso – il biologo Eugene F. Stoermer – decise di coniare il termine “Antropocene”, per definire l'epoca geologica segnata dalla nostra "firma". Sebbene i nostri antenati siano stati in grado di sovvertire gli equilibri naturali sin dalla preistoria – basti pensare all'estinzione di specie iconiche come il mammut –, c'è stato un momento chiave in cui la Terra è stata stravolta per mano nostra, il culmine dell'Antropocene: la Rivoluzione Industriale.

Benessere a carissimo prezzo. L'avvio della Rivoluzione Industriale, avvenuto a metà del XVIII secolo in Gran Bretagna, è strettamente connesso all'utilizzo dei combustibili fossili per ottenere energia, che hanno rapidamente soppiantato il vento, l'acqua e il legno alla base dei processi produttivi preindustriali. Il carbone, i gas naturali e il petrolio hanno permesso la costruzione di macchine che hanno sostituito il lavoro manuale, determinando un boom economico e sociale senza precedenti. La rapidità e l'efficienza delle nuove tecnologie hanno infatti avuto un impatto significativo sull'abbondanza e sulla diffusione delle scorte alimentari, sull'assistenza sanitaria, sui trasporti, sugli alloggi e in generale sulla qualità della vita delle persone. La Rivoluzione Industriale ha portato prosperità, longevità, innovazione, sviluppo e moltissimo altro ancora, rappresentando uno dei punti di svolta per l'intera umanità. Ma l'esplosione demografica che ne è seguita e l'enorme quantitativo di inquinanti prodotti per sostenerla, hanno avviato lo stravolgimento climatico che stiamo vivendo oggi. Senza contare il disboscamento, la desertificazione e la nascita di "zone morte" negli oceani, tutti connessi alla nostra diffusione planetaria.

Boom demografico. All'inizio della Rivoluzione Industriale, nel 1700, la popolazione mondiale era composta da circa 700 milioni di persone. In soli 300 anni diventammo un miliardo, raddoppiando nel primo trentennio del ventesimo secolo. Da allora, in circa 70 anni, siamo diventati ben 6 miliardi, e oggi, all'inizio del XXI secolo, la popolazione umana è composta da oltre 7,3 miliardi di individui, con una proiezione di 10,8 miliardi per il 2100. Una crescita demografica così esponenziale richiede ingenti quantità di risorse, energia, acqua e terreni agricoli per essere sostenuta, e ha come conseguenza la produzione di scarti e sottoprodotti inquinanti sempre maggiori, tenendo ben presente la natura dei combustibili fossili. Basti pensare che oggi, circa 150 milioni di chilometri quadrati di suolo terrestre vengono utilizzati per le coltivazioni alimentari (umane e foraggiamento del bestiame), con una richiesta che si stima raddoppierà nel giro di soli 30 anni. Se nel 1960 nel mondo si consumavano 70 milioni di tonnellate di carne, la richiesta prevista per il 2050 è di ben 500 milioni di tonnellate. Per comprendere le conseguenze di una simile produzione, basti sapere che per produrre un solo chilogrammo di carne servono 13 chilogrammi di mangime, 15mila litri di acqua e quasi 10 chilogrammi di petrolio. Il semplice numero di esseri umani rappresenta dunque una delle più grandi sfide che dovranno essere affrontate nel prossimo futuro, e solo facendo riferimento alle fonti di energia rinnovabili e sostenibili sarà possibile soddisfare il crescente fabbisogno alimentare.

Riscaldamento globale. L'utilizzo imponente dei combustibili fossili catalizzato dalla Rivoluzione Industriale e dal conseguente boom demografico è alla base del cambiamento climatico registrato negli ultimi 200 anni. Sistemi di trasporto, allevamenti, riscaldamenti, industrie e settore agricolo, in un paio di secoli hanno proiettato nell'ambiente più di 550 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, circa la metà delle quali si è accumulata nell'atmosfera, mentre l'altra metà è stata distribuita tra oceani ed ecosistemi terrestri. Questo composto è il principale artefice del cosiddetto effetto serra, poiché intrappola la radiazione infrarossa irradiata dalla Terra, a sua volta derivata dalla radiazione ultravioletta emessa del Sole. In parole semplici, l'anidride carbonica e gli altri gas serra presenti nell'ambiente alterano il normale equilibrio energetico del pianeta, avendo come conseguenza l'innalzamento delle temperature medie poiché impedisce la "fuga" della radiazione elettromagnetica, intrappolandola.

Conseguenze devastanti. Negli oceani l'accumulo di anidride carbonica (CO2) determina il processo di acidificazione, che mette a repentaglio la vita del plancton e di altre specie poiché è in grado di scioglierne i gusci calcarei, come dimostrato da diversi studi. L'aumento delle temperature favorisce invece lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento del livello del mare; catalizza eventi meteorologici sempre più estremi; determina siccità, inondazioni, carestie, ondate di calore letali, diffusione di vettori che portano malattie e moltissime altre conseguenze nefaste, per la nostra e per tutte le altre specie del pianeta. Ecco perché i cambiamenti climatici scaturiti dalla Rivoluzione Industriale rappresentano uno dei più grandi pericoli per il futuro dell'umanità, destinata ad abbandonare i combustibili fossili (in esaurimento) e ad abbracciare completamente le fonti di energia rinnovabile, se vuol continuare a sopravvivere.

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