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Clima, crolla l’ultima piattaforma di ghiaccio intatta del Canada: “nato” iceberg di 60 km quadrati

A causa del riscaldamento globale legato alle attività umane è crollata la Milne Ice Shelf, l’ultima piattaforma di ghiaccio intatta del Canada. In seguito al crollo, che ha frantumato oltre il 40 percento della struttura di 4mila anni, si sono formati alcuni iceberg colossali spessi 80 metri, dei quali il più grande è di circa 60 chilometri quadrati.
A cura di Andrea Centini
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L'ultima piattaforma di ghiaccio del Canada artico, la Milne Ice Shelf, è stata parzialmente distrutta da un collasso innescato dal riscaldamento globale, fenomeno catalizzato dai cambiamenti climatici. La piattaforma, che misurava circa 190 chilometri quadrati, dopo il crollo ha perduto oltre il 40 percento della propria estensione. Dal distacco hanno avuto origine diversi iceberg, dei quali il più grande si estende per ben 60 chilometri quadrati, quanto le città di Pavia e Salerno, o per fare un paragone più internazionale quanto il fascinoso distretto di Manhattan a New York. Gli altri iceberg hanno dimensioni inferiori agli 11 chilometri quadrati, e tutti presentano uno spessore compreso tra i 70 e gli 80 metri.

A dare notizia della catastrofe climatica gli scienziati del Canadian Ice Service, che hanno monitorato l'intero fenomeno attraverso le immagini satellitari. L'evento si sarebbe verificato tra giovedì 30 e venerdì 31 luglio, in base a quanto dichiarato all'Associated Press dalla glaciologa Adrienne White. La piattaforma di ghiaccio Milne, situata ai confini nord-occidentali dell'isola di Ellesmere, in pieno territorio Nunavut (il più vasto e settentrionale del Canada), come indicato era l'ultima integra del Paese nordamericano. Con la sua disgregazione è andato perduto anche l'ultimo “epishelf” dell'emisfero settentrionale, un lago superficiale d'acqua dolce adagiato sul ghiaccio marino.

Secondo gli scienziati a provocare il crollo è stato l'inesorabile processo di riscaldamento – legato alle attività umane – che sta duramente colpendo l'Artico, dove le temperature stanno aumentando molto più rapidamente che nel resto del pianeta. Basti pensare che rispetto agli anni '90, l'accelerazione delle temperature artiche risulta di ben 6 volte superiore. Ciò determina un costante declino del ghiaccio marino e una conseguente diminuzione dell'albedo (la quantità di raggi solari riflessi da una superficie), alimentando le temperature aeree ma anche quelle dell'acqua marina. La piattaforma si sarebbe spezzata proprio perché “aggredita” su due fronti, dall'alto e dal basso. Non a caso, secondo quanto dichiarato dal glaciologo Luke Copland dell'Università di Ottawa, da maggio ad agosto le temperature nella regione coinvolta dal disastro  sono risultate essere di 5° Celsius più elevate rispetto alla media registrata tra il 1980 e il 2010, l'intervallo di tempo preso come riferimento dagli scienziati che si occupano di clima.

Nella regione del Nunavut si contavano fino a 6 piattaforme ghiacciate nel 2005, ma quella di Milne era l'ultima rimasta intatta, "sopravvissuta" per ben 4mila anni. Ora anche questo tesoro è stato spezzato dall'impatto antropico sul pianeta, e rischia di rappresentare un pericolo anche per le installazioni delle compagnie petrolifere nell'area. Gli iceberg distaccati dal crollo, infatti, potrebbero investire e distruggere i siti di trivellazione.

Oltre alla distruzione della piattaforma ghiacciata, in base a quanto riferito dagli scienziati del National Snow & Ice Data Center (NSIDC) di Boulder, questa estate sono andate perdute anche due calotte polari canadesi, site sull'altopiano di Hazen nella baia di St. Patrick. L'evento si sarebbe verificato con un paio di anni di anticipo rispetto ai calcoli degli scienziati. L'Artico del resto si sta scaldando a una velocità doppia rispetto alla media dell'intero pianeta, ma questa estate è considerata particolarmente estrema, come mostrano gli incendi in Siberia e le temperature assurde raggiunte nella città più fredda della Terra al Circolo Polare Artico, ben 38°.

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