Cinque falsità sul cervello che devi “sbufalare“
Il cervello – più in generale tutto il Sistema nervoso centrale – è ricco di capacità suggestive e sconosciute ai più, altre sono ancora una frontiera aperta nel mondo degli studi fisiologici e neurologici. In mezzo troviamo anche tanti falsi miti e bufale. Ne analizziamo cinque tra quelle che ci sembrano più rappresentative, in occasione della Settimana del cervello 2017, iniziativa dedicata a informare e sensibilizzare maggiormente riguardo al nostro organo più importante, anche dal punto di vista delle patologie, su cui al solito le bufale abbondano. Ognuno di noi potrà verificare col proprio vicino di casa.
Potenzialità inespresse e colore grigio
Due classici intramontabili che prima dell'avvento di Internet restavano confinati nei bar e nei circoli New age riguardano il 90% di massa cerebrale inutilizzato (o in alternativa di "potenzialità"), ed il colore grigio, derivato sbrigativamente dal concetto di "materia grigia", ma anche dall'aspetto che questo organo assume quando viene estratto e immerso nella formaldeide, che può tendere anche verso il giallo. Di questi falsi miti abbiamo trattato anche in un articolo precedente. In vita il cervello si presenta generalmente rosso per via dell'abbondante presenza di vasi sanguigni; in alcuni punti è bianco per via dei fasci nervosi. Per quanto riguarda il 90% di massa inutilizzata, potrebbe avere un minimo di senso se si tiene conto del fatto che le cellule gliali, aventi funzione di nutrimento, sono presenti in tale percentuale rispetto ai neuroni. Tuttavia non si tratta di una massa che potrebbe essere convertita in supporto alle capacità cognitive.
Il cervello umano è il più grande in Natura
Non è per niente vero, basti pensare che la sua massa è paragonabile a quella di un delfino (1360 grammi), il capodoglio ci supera alla grande coi suoi 7800 grammi di massa cerebrale. Quello che conta in realtà è l'organizzazione al suo interno, quali le aree sviluppate maggiormente rispetto ad altre. A meno che le dimensioni non siano talmente ridotte da impedire un'organizzazione sufficientemente complessa. I miti riguardo alle dimensioni hanno toccato anche supposte differenze tra uomo e donna, altrettanto infondate.
Differenze tra emisferi e aree cerebrali
Alcuni lo avranno sentito anche a scuola: l'emisfero destro è la sede delle doti creative, quello sinistro delle questioni più "pragmatiche". In realtà entrambi sono in grado di eseguire gli stessi compiti, come avevamo già spiegato in un precedente articolo. Il cervello è un organo molto plastico e quel che vale per gli emisferi vale anche per tutte le sue aree, non ne esiste una esclusivamente deputata ad un compito rispetto ad un altro. Situazioni di menomazione grave, come la cecità, dimostrano anche una certa capacità di "riciclare" le aree inutilizzate in favore di altre funzioni.
Mozart migliora le prestazioni cerebrali
Uno studio del 1993 condotto dai ricercatori dell'Università della California, pubblicato su Nature, avrebbe dimostrato che ascoltare Mozart migliorerebbe le nostre prestazioni intellettuali, specialmente nello studio. Tali risultati sono stati smentiti definitivamente da uno studio successivo firmato da Samuel Mehr di Harvard, destinato a diventare un classico: il cosiddetto "Mozart effect" non esiste, non come viene descritto dallo studio del '93. Ascoltare musica in generale non ci rende più intelligenti. L'equivoco nacque soprattutto dall'osservazione di un correlato aumento di dopamina, che in ogni caso può registrarsi anche ascoltando altri generi musicali, purché siano graditi all'uditore. L'effetto Mozart tuttavia è reale ma svanisce dopo pochi minuti, oltre a questo non produce alcun miglioramento delle facoltà cognitive.
Patologie cerebrali e bufale mediche
Un caso a parte sono tutte le bufale che riguardano le patologie cerebrali. Si va dall'Alzheimer provocata dai batteri alle bufale sull'autismo (che si legano anche all'anti-vaccinismo), per finire coi falsi miti riguardanti l'epilessia. Spesso e volentieri sono dovute a fraintendimenti giornalistici di studi correlativi (che non pretendono di dimostrare alcun nesso causa-effetto con improbabili agenti che causerebbero la malattia), o di problemi dovuti alla smania di pubblicare – soprattutto da parte di certa editoria predatoria – ricerche ricche di "bias di conferma" su riviste di scarsa autorevolezza. Oltre a questo esistono anche falsi miti sull'irreparabilità delle lesioni cerebrali in assoluto e sulla presunta capacità dell'alcol di "bruciare" i neuroni. Come già accennato, il cervello è un organo molto plastico, questo fa sì che non tutte le lesioni cerebrali comportino danni permanenti. Infine, la massima in base al quale il cervello lavorerebbe meglio sotto stress può valere in casi eccezionali, in cui situazioni di pressione ci motivano ad aguzzare l'ingegno, ma alla lunga lo stress è solo un ostacolo. Un ambiente di lavoro sereno, con una organizzazione ben definita è sempre l'ideale.