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Cinque cose da sapere su Lucy

Quarantuno anni fa tornava alla luce uno scheletro che avrebbe aiutato a fare molta luce su alcuni punti oscuri della storia dell’evoluzione.
A cura di Nadia Vitali
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Ricostruzione del volto di Lucy
Ricostruzione del volto di Lucy

Oggi ricorrono precisamente 41 anni dalla scoperta di Lucy. Perché è così importante questo ominide? Scopriamolo insieme, raccontando qualcosa su di lei.

Perché Australopithecus Afarensis

Era il 24 novembre del 1974 quando vennero alla luce i resti di una specie allora ignota alla scienza. Con il tempo si sarebbe compreso che appartenevano al primo esemplare noto di Australopithecus Afarensis: ossia una “scimmia del sud” (questo il significato della parola Australopithecus) proveniente dalla regione degli Afar, in Etiopia.

Perché è un “anello mancante”

La scoperta fu opera di Donald Johanson che, assieme ai suoi colleghi, individuò in quell'ominide vissuto circa 3.2 milioni di anni fa la prima testimonianza di bipedismo, emerso, quindi, prima della comparsa del genere Homo. L'anatomia degli arti inferiori, infatti, suggerisce una postura eretta. Alcuni studiosi sostengono, sulla base dell'analisi delle scapole, che Lucy non doveva aver rinunciato del tutto alle abitudini arboricole: su quest'ultimo punto, che lascerebbe supporre una mescolanza di vecchie e nuove abitudini, c'è ancora molto da indagare.

Perché Lucy

L’entusiasmo per il ritrovamento di quello scheletro completo quasi per la metà (una vera rarità, consideratane la veneranda età) venne espresso dal suo scopritore e dai suoi colleghi con brindisi, musica e balli. A ripetizione ascoltarono quella canzone dei Beatles di qualche anno prima, Lucy in the Sky with Diamonds fino a decidere che quella piccola e meravigliosa creatura dovesse chiamarsi Lucy. Un battesimo in piena regola.

Lo scheletro di Lucy durante un'esibizione negli Stati Uniti
Lo scheletro di Lucy durante un'esibizione negli Stati Uniti

Lucy aveva degli amici?

Naturalmente sì e molti sono finiti "tra le mani" degli antropologi: resta il fatto che nessuno ha restituito una tale ricchezza di ossa ma, ciononostante, diverse sono state le testimonianze di Australopithecus afarensis (come il cranio  di Selam, una femmina morta ad appena tre anni) e non soltanto provenienti dalla zona della depressione dell'Afar. Prima ancora di Lucy, infatti, la mandibola di un adulto era stata ritrovata nel sito di Laetoli, in Tanzania, laddove furono individuate delle impronte impresse nella cenere vulcanica, successivamente indurita, da tre ominidi che camminavano in posizione eretta già 3,7 milioni di anni fa.

Quanti anni aveva quando è morta?

Di sicuro si sa che doveva essere adulta ma giovane: oscure le cause della sua fine. Sul suo corpo non sono impressi segnali riconducibili ad un attacco da parte di qualcuno e, fortunatamente, nessun gruppo di predatori o saprofaghi si avventò sul suo cadavere, consentendo la conservazione di uno scheletro per buona parte integro.

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