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Cinque cose da sapere a proposito di Margherita Hack

Per ricordare la grande astrofisica, scomparsa il 29 giugno 2013.
A cura di Nadia Vitali
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È stata la prima donna italiana a dirigere un osservatorio astronomico, a Trieste. Una mente brillante (fino ai novant'anni inoltrati) ma soprattutto una figura carismatica: Margherita Hack è un personaggio iconico non soltanto per il suo talento scientifico, ma anche per le sue stesse scelte di vita, per il suo essere uno spirito totalmente anticonformista e per il far parte di quella schiera di donne che, grazie al proprio coraggio e alla propria perseveranza, hanno portato il mondo femminile in un settore scientifico come quello della fisica e dell'astronomia.

L'eredità lasciata da Margherita Hack, a quasi tre anni dalla sua scomparsa avvenuta il 29 giugno del 2013, non si ferma agli studi e alle scoperte che pur l'hanno consacrata come una delle più grandi scienziate italiane: il suo desiderio di comunicare, negli anni, ci ha consentito di conoscere molteplici aspetti della vita di questa signora toscana. Scrittrice feconda, divulgatrice di spessore, animo sensibile alle problematiche civili della contemporaneità, Margherita Hack ha fatto spesso sentire la propria voce, tutt'altro che trascurabile, a proposito di questioni anche spinose come, ad esempio, nel caso delle battaglie per il riconoscimento delle coppie di fatto. Per ricordare la grande astrofisica, dunque, è quasi doveroso, un piccolo viaggio in quella che fu la sua esistenza la quale, pur restando sempre volta ad osservare le stelle del firmamento, fu ricca di passioni, scelte e impegno.

Bicicletta

Alla sua «vita in bicicletta» Margherita Hack ha dedicato addirittura un libro, in cui racconta lo snodarsi delle proprie vicende personali fin dalla gioventù, tra guerra, amore e studi, mentre tra una pedalata e l’altra assapora la libertà della quale soltanto uno spirito libero può veramente godere. Tutto inizia quando la piccola Margherita ha appena 10 anni ed i suoi genitori possono finalmente permettersi di regalarle una bicicletta, dopo essersi serviti a lungo di quelle prese in prestito da amici di famiglia: da quel momento in poi, le due ruote resteranno fedeli compagne della Hack, accompagnandola nel mondo della scuola, poi dell’università, infine del lavoro, prima che Margherita decida di "appendere la bicicletta al chiodo".

Vegetariana

A proposito della carne, Margherita Hack spiegava di non averne mai mangiata in vita propria e di non aver mai provato la tentazione di farlo: uno stile di vita sostenuto da una precisa idea sull'argomento e non soltanto da scelte puramente alimentari. Nel suo libro "Perché sono vegetariana" del 2011 l’astrofisica spiega come l’ecatombe quotidiana di milioni di animali sia nient’altro che una barbarie aggravata, oltretutto, almeno nel mondo occidentale, dall'assenza di una vera necessità di sfamarsi. A queste riflessioni si accompagnava, sempre, l’impegno civile della Hack la quale non dimenticava di sottolineare come il consumo di carne fosse alla base di danni cronici all'organismo e all'ambiente.

Gatti e cani

Grande amante del mondo animale e, in particolare, di quelle creature silenziose e discrete che sono i gatti i quali le hanno fatto compagnia durante tutto il corso della sua esistenza: ai felini, Margherita Hack ha riservato un posto speciale nel proprio cuore e nella propria vita, ammirandone l'intelligenza . Ma nel suo libro del 2007 "Il mio zoo sotto le stelle" la scienziata descrive anche l'amicizia con i tanti cani che, al pari dei gatti, ha curato, talvolta raccolto e cresciuto. Creature che hanno condiviso con lei gli spazi dell'esistenza, della casa ma anche dell'osservatorio, regalandole gioie inattese: il filo conduttore nel racconto del proprio rapporto con cani e gatti resta l'amore ed il rispetto per l'ambiente. Un'esaltazione alla natura e alle meraviglie che sa regalarci, anche nel più semplice dei modi.

L'asteroide di Margherita Hack

Forse non tutti sanno che c'è un piccolo oggetto in orbita nei cieli che porta il nome della scienziata italiana: si chiama 8558 Hack e consiste in un corpo celeste appartenente alla fascia principale di asteroidi, collocata orientativamente nello spazio che intercorre tra le orbite di Marte e Giove. Venne osservato per la prima volta il 1° agosto del 1995: i suoi scopritori, Andrea Boattini e Luciano Tesi dell'Osservatorio astronomico di San Marcello Pistoiese, decisero di intitolarlo alla Hack.

«Siamo figli delle stelle»

Per ricordare Margherita Hack non possiamo dimenticare le stelle alle quali la scienziata dedicò ricerche e studi, che le fruttarono onori e riconoscimenti, che furono alla base della sua brillante carriera fin da quando, nel 1945, discusse la sua tesi di laurea sulle Cefeidi. Alle stelle variabili, la cui luminosità muta periodicamente, era infatti dedicato il lavoro che costituì il debutto della sua carriera: curiosamente, questa particolare tipologia di stella era stata già oggetto degli studi di un'altra donna, Henrietta Swan Leavitt, la quale visse a cavallo tra il XIX e il XX secolo e fu, dunque, una pioniera nel rapporto tra le donne e la ricerca scientifica nel mondo dell'astrofisica.

In seguito i suoi studi si concentrarono sulle stelle a emissione B (alcune delle quali sono a loro volta cefeidi), caratterizzate dalla rapida rotazione che le porta ad espellere enormi quantità di materia che forma anelli e dischi intorno alla stella stessa. Le stelle Be, in particolare, emettono grandi quantitativi di idrogeno e, a causa del disco circumstellare che le circonda che ne assorbe la radiazione ultravioletta, si distinguono per l'eccesso di radiazione infrarossa. Zeta Tauri, Eta Boo, Zeta Her, Omega Tau, 55 Cygni: sono i nomi che hanno segnato la carriera di Margherita Hack alle prese con le sue prime pubblicazioni.

Irriducibile atea, mai per posa ma per una ferma convinzione che maturò fin dalla più giovane età grazie anche all'atmosfera libera e priva di costrizioni che si respirava in casa Hack, Margherita cercava nelle stelle la nostra storia e la nostra vera origine: nello studio della cosmologia, la grande astrofisica vedeva la possibilità di leggere il passato dell'Universo. Anche se a chi glielo chiedeva rispondeva che avrebbe preferito di gran lunga viaggiare nel futuro perché, in fondo, quel che è stato lo conosciamo già a sufficienza.

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