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Ci siamo sbagliati: dobbiamo restare sulla Terra, dubbi sull’abitabilità degli esopianeti

La maggior parte degli esopianeti scoperti nella cosiddetta “zona abitabile”, cioè quella che permette la presenza di acqua allo stato liquido, sarebbe letteralmente bombardata dal vento solare, con gravi perdite atmosferiche. La vita, in queste condizioni, potrebbe non essersi mai evoluta.
A cura di Andrea Centini
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Gli esopianeti che consideriamo potenzialmente abitabili, come Proxima Centauri b, potrebbero in realtà non esserlo affatto, a causa del vento solare prodotto dalle stelle nane rosse attorno alle quali orbitano. Lo ha determinato un team di ricerca del Princeton Plasma Physics Laboratory (PPPL) del Dipartimento dell'Energia statunitense (DOE) e dell'Università di Princeton, che ha condotto due distinti studi sulla cosiddetta “zona abitabile”, ovvero l'area attorno a una stella che permetterebbe – in linea teorica – la presenza di acqua allo stato liquido sugli esopianeti che vi orbitano. Questo dettaglio, naturalmente, aumenta esponenzialmente l'interesse verso i corpi celesti in questione; perché potrebbero ospitare forme di vita extraterrestri oppure trasformarsi nella nostra futura casa. Ma le nuove indagini coordinate dal professor Chuanfei Dong, docente di astrofisica, riducono drasticamente questo concetto di abitabilità.

Secondo gli studiosi, infatti, i modelli tradizionali si limitano a valutare la temperatura superficiale degli esopianeti, senza preoccuparsi troppo di ciò che avviene nell'atmosfera. Si tratta di un dettaglio che per Dong e colleghi non può essere trascurato, dato che il vento solare la potrebbe erodere e renderli inospitali, pur trovandosi nella zona abitabile. L'esempio analizzato è proprio quello di Proxima Centauri b, il pianeta potenzialmente abitabile più vicino a noi, dato che si trova ad “appena” 4 anni luce. In base ai calcoli degli scienziati, il vento solare che si abbatte sul pianeta sarebbe così forte da provocare gravi perdite atmosferiche. In altri termini, l'atmosfera non sarebbe durata abbastanza per permettere l'evoluzione della vita. L'abitabilità potrebbe essere mantenuta solo con una bassa pressione del vento solare e un forte scudo magnetico del pianeta (simile a quello terrestre), ma tutti i calcoli suggeriscono il contrario.

Se questi pianeti mostrassero sempre la stessa faccia alla stella, cioè fossero in risonanza orbitale come Luna e Terra, l'impatto del vento solare sull'atmosfera risulterebbe ancor più devastante. Secondo Dong e colleghi questi valori sono compatibili con buona parte degli esopianeti scoperti nelle zone abitabili, che ruotano tutti attorno a giovani nane rosse simili al Sole, le stelle più comuni dell'Universo. Naturalmente si tratta di simulazioni, che potrebbero essere smontate del tutto quando nuovi strumenti come il Telescopio Spaziale James Webb verranno messi in funzione. I dettagli sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal Letters.

[Credit: ESO/M. Kornmesser]

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