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I misteri e i complotti della setta di Osho: chi erano gli ‘uomini arancioni’ e cosa credevano

Quando pensiamo a Osho e alla sua filosofia di vita nota in tutto il Mondo, magari ci viene in mente il sesso libero e il misticismo indiano. Difficilmente possiamo immaginarlo coinvolto in una setta che negli anni ’80 si rese responsabile in America di attacchi bio-terrosisti e frodi collegate con l’immigrazione.
A cura di Juanne Pili
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Quando pensiamo alla New age la prima cosa che ci viene in mente potrebbe essere il misticismo indiano, se potessimo rappresentarcela con un'immagine ci apparirebbe la figura di un guru barbuto, magari lo abbiamo visto nella copertina di un libro nella sezione dedicata alla filosofia orientale di una libreria; con tutta probabilità è l’immagine di Osho. Ad oggi i libri sul mistico indiano morto nel 1990, vengono tradotti in oltre sessanta lingue. Di lui gli appassionati conoscono molte cose, pochi però ricordano il breve ma intenso periodo in cui il guru indiano si trasferì negli Stati Uniti seguito da numerosi fedeli e una nutrita collezione di Rolls Royces, un modello d’auto che Osho doveva evidentemente apprezzare parecchio. Se si sa poco di questa parentesi nella sua vita, probabilmente lo si deve anche al fatto che non dà proprio lustro al movimento mistico di cui fu il leader, macchiato da episodi che ci aspetteremmo di leggere in un buon thriller, non nell’esegesi di un mistico indiano.

La storia dimenticata di Osho in America

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Quando Osho era meglio noto come Bhagwan Shree Rajneesh – prima ancora di approdare in America – durante gli anni ’80 lui e la sua comunità, i sannyasin (persone arancioni), vantavano già diecimila seguaci. Questa organizzazione venne formalizzata nella associazione denominata Rajneesh movement. La filosofia di Osho ruotava attorno all’amore libero e il libero sfogo dei sentimenti più primitivi attraverso appositi rituali fatti di urla, danze sincopate e violenza spontanea. Quando finalmente Osho si trasferisce in un ranch dell’Oregon fuggendo dalle attenzioni del governo indiano, cominciano a circolare alcuni filmati che mostrano quanto accadeva in questi rituali, scioccando l’americano medio ma affascinando allo stesso tempo nuovi adepti, che non tarderanno a raggiungere il ranch dei sannyasin sconvolgendo la cittadina locale di Antelope, fatta di pochi abitanti per lo più allevatori e contadini abituati ad una vita piuttosto sobria.

Cosa sono le sette?

Quando si parla di sette si entra sempre in un terreno minato, solitamente chi ne fa parte non apprezza questa definizione appellandosi al labile confine che separa il concetto di setta da quello di religione, se poi facciamo riferimento ad un paese come gli Stati Uniti che vanta una storia di grande tolleranza verso i più disparati culti religiosi le cose si complicano, parliamo della nazione in cui nascono e prosperano tutt’oggi la chiesa di Scientology, i Mormoni e i Testimoni di Geova, tanto per citare le più note. La questione della distinzione tra sette e religioni riguarda anche l'Europa ed è comprensibilmente delicata, dovendo confrontarsi col diritto alla libertà di culto. Al di là di ogni giudizio morale sulle sette, quel che le distingue dalle religioni vere e proprie – a parte il carattere minoritario del loro culto di riferimento – è la presenza di meccanismi che isolano gli adepti dal resto del Mondo, impedendo loro di avere rapporti con persone esterne alla setta; va tenuto conto anche delle conseguenze alle quali potrebbe incorrere chi decide di uscire: vessazioni di vario tipo, impossibilità di concepire una vita serena al di fuori di essa, eccetera. Si tratta di meccanismi testimoniati da numerosi ex aderenti a delle sette, ma allo stesso tempo difficili da dimostrare, magari in sede legale. Il caso dei sannyasin è forse uno dei più documentati, ad oggi è difficile non considerarli una setta, tanto meno ignorare le conseguenze spiacevoli che la loro permanenza negli Usa hanno generato.

Il culto di Osho tra misticismo e contestazione giovanile

E’ estremamente difficile descrivere i precetti del culto di Osho per la loro stessa natura, lo stesso guru affermò più volte di non voler fondare alcuna scuola, né insegnamento: siamo tutti dei Buddha con la possibilità di raggiungere l’illuminazione. Per lo più questi "insegnamenti" ci derivano dai suoi numerosi discorsi, spesso divulgati con digressioni umoristiche, non disdegnando le barzellette. Stando alle interpretazioni più accreditate le idee di Osho derivano dalla Advaita Vedānta induista. Si fondano sul gioco delle dualità e della temporalità, collegate ad una più ampia coscienza cosmica. Non mancano le contaminazioni della cultura occidentale, da Platone a Freud. In sostanza siamo tutti intrappolati dalle inibizioni che la società crea. La spontaneità nella vita – libera dalle inibizioni, soprattutto di carattere sessuale – può essere la via dell’illuminazione per tutti. Questo rendeva Osho un guru molto atipico, che non considerava affatto l’astinenza sessuale come un dogma necessario. Inevitabilmente queste idee fecero larga presa in Occidente ben prima del trasferimento in America, specialmente nel clima di contestazione giovanile che si era andato a creare in una America che usciva sconfitta dalla guerra in Vietnam e non aveva ancora risolto i conflitti razziali. Cosa poteva andare storto?

Amore libero e bio-terrorismo

La cittadina di Antelope nella contea The Dalles, Oregon.
La cittadina di Antelope nella contea The Dalles, Oregon.

Non è ancora chiaro ad oggi quanto Osho fosse coscientemente responsabile delle azioni perpetrate dai sannyasin in Oregon (dal 1981 al 1985), avendo delegato l’amministrazione della setta alla sua segretaria prediletta Anand Sheela che lui stesso dovette pubblicamente disconoscere. Inizialmente sarebbe stato difficile non simpatizzare coi sannyasin, una comunità che ricorda parecchio dei novelli hippy dediti all’amore libero e organizzati in una comunità autonoma. Il loro arrivo fu accolto con grande diffidenza dai vicini allevatori di Antelope abituati ad uno stile di vita piuttosto tranquillo. A lungo andare però le cose degenerano, facendoci capire come mai il governo indiano – avvezzo a dover contenere le più disparate comunità mistiche – avesse portato Osho a scegliere di emigrare. Presto i sannyasin divennero una forza politica intenzionata ad espandersi e acquisire potere, sfruttando tutte le falle del sistema liberale americano. Da prima conquistando la cittadina vicino al loro ranch (originariamente noto come Big Muddy Ranch ormai divenuto una sorta di città-stato, contava circa 64mila acri), mediante una politica di acquisti selvaggi di immobili, poi puntando alle elezioni nella Contea di The Dalles. Per poter acquisire maggiori consensi non si fecero scrupolo di raccattare senza-tetto da tutta la costa occidentale per poterli far risultare come loro elettori. Il problema è che questa massa di persone, spesso dedite all’alcol e a piccole attività criminali, presto divennero un boomerang, causando non pochi disordini. Così ad un certo punto la setta decise di sedarli in massa, per poi – una volta persa la possibilità di candidarsi nelle elezioni della Contea – deportarli lontano, spesso scaricandoli mediante furgoni, letteralmente in luoghi a caso. Come se non bastasse l’evidente frode in materia di immigrazione, si aggiungono successive indagini riguardanti quello che ad oggi si ricorda ancora come il più grande attacco bio-terroristico nella storia degli Stati Uniti: nel 1984 i sannyasin infettarono 751 persone con la salmonella, contaminando le insalate dei ristoranti, questo nell’ottica di rendere inabili gli elettori, in modo da conquistare maggiori seggi nella Contea. Questo assieme ad una accusa di tentato omicidio ai danni di un adepto che minacciava la sua autorità, costerà alla segretaria Anand Sheela una condanna a 20 anni di carcere.

Alla fine è tutto un complotto

Difficile pensare che tutto questo sia realmente accaduto, specialmente se pensiamo alle attività degli adepti del movimento di Osho oggi. Le “persone arancioni” oggi sono rappresentate dalla Osho International Foundation. A 28 anni dalla morte del loro guru sono dediti per lo più alla vendita di libri e alla pratica di riti meditativi. La rivista ufficiale dei fedeli, “Osho Times” continua a negare ogni responsabilità riguardo ai fatti verificatisi in America, sostenendo una vera e propria tesi di complotto: "questa è stata una cospirazione del governo degli Stati Uniti, dalla Casa Bianca verso il basso, finalizzata a contrastare la visione di Osho e di una comunità basata sulla vita cosciente”. Verrebbe da chiedersi come mai il governo americano non abbia fatto la stessa cosa con altre sette oggi ben più potenti e che continuano a prosperare negli Stati Uniti.

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