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Covid 19

Chi ha il gruppo sanguigno 0 rischia meno il contagio e infezioni gravi da coronavirus

Due nuove ricerche pubblicate sulla rivista scientifica specializzata “Blood Advances” hanno dimostrato che le persone con gruppo sanguigno 0 hanno meno probabilità di contrarre il coronavirus e di sviluppare un’infezione grave in caso di contagio. Anche il gruppo B sembra offrire ‘protezione’. Si tratta tuttavia di differenze leggere con chi possiede un altro tipo di gruppo sanguigno, e non ci si deve assolutamente sentire “immuni”.
A cura di Andrea Centini
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Il coronavirus SARS-CoV-2 è un patogeno nuovo e dunque gli scienziati ne stanno ancora studiando a fondo le caratteristiche, come la trasmissibilità e le conseguenze dell'infezione che provoca (chiamata COVID-19). Sin dai primi mesi dallo scoppio della pandemia gli esperti si sono accorti che il gruppo sanguigno è in grado di influenzare – seppur in leggera misura – la suscettibilità al contagio e la gravità della malattia che si sviluppa, con i pazienti dotati del tipo 0 (e B, nel caso della sola severità della patologia) in vantaggio sugli altri. Due nuovi studi hanno appena confermato i risultati delle precedenti ricerche.

A condurre le ultime indagini sulla relazione tra gruppo sanguigno dei pazienti, probabilità di infezione da coronavirus e gravità della stessa sono stati due team di ricerca distinti: il primo canadese, guidato da scienziati del Dipartimento di Medicina dell'Università della British Columbia di Vancouver, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro per la Ricerca sul Sangue dell'Istituto di Scienze della Vita; il secondo danese, condotto da studiosi dell'Ospedale Universitario di Odense in collaborazione con l'Università della Danimarca Meridionale, del Dipartimento di Salute Pubblica dell'Università di Aarhus e di altri istituti.

L'indagine canadese ha coinvolto un centinaio di pazienti con COVID-19 ricoverati nei reparti di terapia intensiva degli ospedali di Vancouver. Dopo aver raccolto dati relativi a età, sesso, presenza di patologie pregresse (comorbilità), date di comparsa dei sintomi e altri fattori intimamente connessi al ricovero, dalla necessità di ventilazione meccanica alla concentrazioni di citochine infiammatorie (legate alla cosiddetta ‘tempesta di citochine‘), gli scienziati guidati dal professor Mypinder S. Sekhon sono giunti alle seguenti conclusioni: i pazienti COVID-19 con gruppo sanguigno A o AB hanno un rischio maggiore di richiedere ventilazione polmonare rispetto a quelli con gruppo sanguigno 0 o B, inoltre “sembrano mostrare una gravità della malattia maggiore rispetto ai pazienti con gruppo sanguigno 0 o B”, hanno scritto nell'abstract del proprio studio.

Incrociando tutti i dati è emerso che “soltanto” il 61 percento dei pazienti con gruppo sanguigno 0 o B aveva bisogno di ventilazione meccanica, contro l'84 percento di quelli con il gruppo A o AB. I pazienti con questi ultimi gruppi sanguigni, inoltre, trascorrevano una media di 4,5 giorni in più in terapia intensiva rispetto agli altri, e avevano anche maggiori probabilità di finire in dialisi. “Complessivamente, i nostri dati indicano che i pazienti COVID-19 in condizioni critiche con gruppo sanguigno A o AB sono a maggior rischio di richiedere ventilazione meccanica, CRRT (terapia sostitutiva renale continua NDS) e ricovero in terapia intensiva prolungata rispetto ai pazienti con gruppo sanguigno 0 o B. È necessario ulteriore lavoro per comprendere il meccanismi sottostanti”, hanno scritto Sekhon e colleghi nel proprio articolo.

Lo studio danese ha invece determinato che le persone con gruppo sanguigno 0 hanno un rischio inferiore di contrarre l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Gli scienziati, coordinati dal professor Torben Barington del Dipartimento di Immunologia Clinica dell'Ospedale Universitario di Odense, hanno analizzato i dati di circa 500mila persone che sono state sottoposte a tampone rino-faringeo per scovare un'eventuale positività al coronavirus. Fra le 4.600 risultate positive che avevano indicato il gruppo sanguigno, soltanto il 38,4 percento aveva il tipo 0. Mettendo a confronto il dato con quelli della popolazione generale è stato determinato che si registrano meno infezioni tra chi ha il gruppo sanguigno di questo tipo. In precedenza uno studio condotto dal colosso delle biotecnologie americano “23&Me” aveva riscontrato la medesima ‘protezione', sebbene sempre leggera. Un precedente studio cinese guidato da scienziati dell'Università Meridionale della Scienza e della Tecnologia di Shenzhen aveva invece determinato che i pazienti con gruppo sanguigno A avevano un rischio maggiore di conseguenze gravi.

Tutti gli autori delle varie ricerche sottolineano che si tratta di lievi differenze che vanno ulteriormente approfondite, e che le persone con gruppo sanguigno 0 non devono assolutamente sentirsi più protette delle altre, dovendo sempre rispettare le misure di distanziamento sociale, l'uso delle mascherine e curare l'igiene delle mani. Allo stesso modo, quelli con gruppo sanguigno A o di altro tipo non devono assolutamente sentirsi in pericolo maggiore, proprio perché si tratta di differenze sottili. I dettagli dello studio canadese “The association of ABO blood group with indices of disease severity and multiorgan dysfunction in COVID-19” e di quello danese “Reduced prevalence of SARS-CoV-2 infection in ABO blood group O” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Blood Advances.

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