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Caronte, storia di violenza e di colori straordinari

La NASA pubblica nuove immagini raccolte dalla sonda New Horizons durante il suo passaggio ravvicinato dello stesso 14 ottobre; e ci illustra qual è il passato di Caronte, la più grande delle lune di Plutone.
A cura di Nadia Vitali
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Caronte "da vicino" lo scorso 14 luglio (Credits: NASA/JHUAPL/SwRI)
Caronte "da vicino" lo scorso 14 luglio (Credits: NASA/JHUAPL/SwRI)

Prima che la sonda NASA New Horizons facesse un passaggio ravvicinato dalle sue parti, gli scienziati si aspettavano di trovare su Caronte un paesaggio monotono, vivacizzato esclusivamente dalla presenza di crateri. E invece questo satellite naturale dal nome infernale – che con un diametro pari alla metà di quello di Plutone è il più ampio satellite in proporzione al proprio pianeta, almeno nel Sistema Solare – si è presentato con un paesaggio ricoperto da montagne, canyon, smottamenti ed impreviste oscillazioni cromatiche dovute ad una notevole varietà di superfici. Una sorpresa per il team di New Horizons che, evidentemente, non confidava di trovare tante caratteristiche interessanti in una così remota regione del nostro Sistema Solare.

Un Pianeta "spaccato" a metà

Le immagini ad alta risoluzione ottenute grazie alla raffinata strumentazione di bordo, e trasmesse alla Terra lo scorso 21 settembre, hanno rivelato dettagli relativi ad una cintura di fratture e profondi avvallamenti localizzati poco più a nord dell'equatore della luna. Un immenso sistema di canyon che si estende per oltre 1.600 chilometri lungo l'intera faccia di Caronte e, probabilmente, anche sull'altro lato. Con una superficie superiore di quattro volte rispetto a quella del Grand Canyon, e profondità doppia, questa vasta struttura indica che, in passato, Caronte deve essere stato protagonista di eventi geologici decisamente turbolenti; quasi come se la sua intera crosta fosse stata spaccata ed aperta, lungo tutta la sua metà.

Spostandosi più a sud, nella regione pianeggiante informalmente chiamata Vulcan Planum, ci sono meno crateri, ad indicare una serie di formazioni visibilmente più giovani: come spiegato dalla NASA, le pianure levigate, così come le impercettibili dorsali e i solchi, sono segnali evidenti di mutamenti su ampia scala che hanno ridisegnato il paesaggio in epoche relativamente recenti.

Una delle possibilità per spiegare questo aspetto risiede nel criovulcanismo, attività vulcanica dei corpi ghiacciati: il gruppo di New Horizons, infatti, sta discutendo la possibilità che un oceano interno potrebbe essersi ghiacciato molto tempo fa e l'aumento di volume, dovuto dal passaggio dell'acqua dallo stato liquido a quello gassoso, potrebbe aver spaccato da dentro Caronte, consentendo allo stesso tempo alla lava ghiacciata di raggiungere la superficie.

In attesa delle prossime comunicazioni di New Horizons

A pensarci, uno scenario apocalittico per una storia che potrebbe essere estremamente affascinante. Fortunatamente ci sarà la possibilità di conoscere in maniera ancora più approfondita quali sono stati gli eventi che hanno portato Caronte ad avere l'aspetto attuale: altre immagini e altri dati relativi alla composizione del satellite sono attesi per i prossimi mesi. Adesso gli scienziati della NASA sanno che non devono più aspettarsi una storia monotona ed paesaggio noioso dal più massiccio dei satelliti di Plutone; e attendono con ansia nuove spettacolari immagini dei suoi colori.

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