Ben è morto avvelenato, proprio come sua sorella due mesi fa. Ben viveva libero, ma la libertà forse non è più concessa a nessuno, soprattutto agli animali. E così arriva un'altra terribile notizia dalla Sicilia dove, a quanto pare, non si ferma l'odio per i randagi. Questa volta ad essere avvelenati e uccisi sono quelli di Licata (Agrigento), nello specifico i cani che si trovano in zona Marina, corso Argentina e zona Marinello, come si legge sulla pagina Facebook ‘Licata Libera'. A terra sono state trovate polpette avvelenate e corpi ormai senza vita dei randagi. Sul posto sono intervenuti Carabinieri, Municipale e Veterinari dell'ASP.
Polpette avvelenate sparse sul territorio. Su Facebook, dalle pagine delle persone intervenute sul posto, si legge che le esce avvelenate sono state sparse su tutto il territorio di Licata, purtroppo ancora non si conosce il vero numero di morti provocato, ma molti sono i randagi che mancano all'appello, mentre alcuni sono stati salvati e portati in canile.
Ben, il cucciolo che viveva libero. Quello che vediamo morto nella foto in copertina è Ben, raccontano da Licata, un cucciolone di circa un anno che viveva al porto turistico con la sorella Maya (morta avvelenata due mesi fa) dove era accudito dai diportisti stranieri. Ben ha mangiato quella polpetta avvelenata, perché lui si fidava del cibo che trovava per strada, una strada attraversata da molte persone che ogni giorno lo salutavano e gli regalavano una carezza. Con Ben muore anche la fiducia che i cani ripongono nell'essere umano.
Un maremmano salvato. Dai video postati online, è possibile vedere un maremmano (o simil-maremmano) tratto in salvo dai volontari che sono intervenuti sul posto, il cane ora si trova in canile dove lo stanno curando.
Un'emergenza senza precedenti. La definiscono ‘un'emergenza senza precedenti' quella di Licata che si somma a quella di Sciacca dei giorni scorsi, dove decine di cani sono stati avvelenati da non si sa ancora chi.
Dove sono le istituzioni. “Sollecitiamo chi di dovere a trovare una situazione a questo problema il prima possibile, è ormai una situazione insostenibile. I cani non possono pagare a causa di vuoti normativi che non permettono un celere provvedimento burocratico” si legge sulla pagina Facebook ‘Licata Libera'. Attualmente infatti le istituzioni non hanno dimostrato grande interesse, se non verbale, nei confronti di ciò che sta accadendo in Sicilia, tanto che c'è chi inizia a sospettare che i mandanti di queste stragi siano proprio loro. Ovviamente nulla è stato dimostrato.
Non prendetevela con i siciliani. Le reazioni più scorrette sono quelle contro la popolazione locale, tra i commenti si leggono insulti contro i siciliani, proprio loro che, abbandonati da tutti, in queste ore stanno facendo il possibile (gratuitamente) per salvare i cani rimasti e bonificare il territorio: prendersela con loro, in questo momento, oltre ad essere scorretto e ingiusto, è del tutto inutile. Chi ha preparato le esche avvelenate e le ha distribuite sul territorio è un folle e un delinquente le cui origini geografiche non contano.
Rischi per tutti i cani, non solo randagi. La situazione a Licata è preoccupante anche per i cani di proprietà, sia quelli che girano liberi sia quelli che invece passeggiano in compagnia del loro proprietario: non è infatti ancora chiaro se tutte le esche siano state tolte dal territorio oppure se ne siano rimaste ancora altre.