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Cancro, italiani creano algoritmo che predice l’efficacia dell’immunoterapia

Un team di ricerca italiano guidato da scienziati dell’Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano ha creato un algoritmo in grado di predire l’efficacia dell’immunoterapia sui pazienti oncologici. Questa tecnica rivoluzionaria, infatti, non funziona con tutti, inoltre è caratterizzata da effetti collaterali anche gravi. Ecco perché è fondamentale sapere a chi può essere somministrata e a chi no.
A cura di Andrea Centini
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Ricercatori italiani hanno creato un super algoritmo in grado di determinare se l'immunoterapia è efficace sui pazienti colpiti dal cancro. La pionieristica tecnica, una delle nuove e più potenti “armi” a disposizione per combattere i tumori, garantisce infatti risultati positivi soltanto in una parte dei malati, e poiché non è scevra da seri effetti collaterali – anche potenzialmente letali, in determinate condizioni –, sapere in anticipo a chi è possibile applicarla e a chi no rappresenta un notevole passo in avanti della cosiddetta medicina personalizzata.

Orgoglio italiano. A mettere a punto l'algoritmo è stato un team di ricerca guidato da scienziati dell'Unità di Oncologia Medica e dell'Unità di Bioinformatica e Biostatistica dell'Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'IFOM (Fondazione Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) e del Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia presso l'Università degli Studi di Milano. Gli scienziati, guidati dal professor Massimo di Nicola, hanno sviluppato l'algoritmo partendo dai dati di 271 pazienti con tumori solidi metastatici, trattati tra il 2013 e il 2017 con anticorpi monoclonali anti PD-L1 (anti- Programmed death-ligand 1) e PD-1 (programmed cell death protein 1), due inibitori del checkpoint immunitario (ICI).

La ricerca. Per sviluppare l'algoritmo predittivo, il professor di Nicola e i colleghi hanno raccolto molteplici dati dei pazienti coinvolti: tra essi il livello sierico dell'enzima lattato-deidrogenasi (LDH); il performance status (PS), cioè un parametro che quantifica il benessere generale dei pazienti oncologici e le attività della vita quotidiana; l'età; il rapporto neutrofili-linfociti; la tipologia di immunoterapia cui sono stati sottoposti; il numero di siti metastatici; i parametri istologici e il sesso. Dall'analisi statistica dei dati gli scienziati italiani hanno determinato che dal valore dell'LDH, l'età e il performance status – quantificato con la scala standard Ecog – si può ottenere una stima di quanto l'immunoterapia sarà efficace. I pazienti giovani, che hanno livelli elevati di LDH e un basso PS sono risultati quelli che rispondono meno ai trattamenti immunoterapici. I risultati della ricerca dovranno essere confermati da indagini più approfondite e con un numero più elevato di pazienti, ma l'algoritmo risulta già adesso estremamente promettente. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Cancers.

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