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Cancro, chi è alto ha un rischio superiore di ammalarsi: +10% per ogni 10 cm in più

Un ricercatore americano dell’Università della California ha dimostrato che le persone alte hanno un rischio superiore di sviluppare alcune tipologie di cancro. Per ogni 10 centimetri in più l’aumento del rischio è del 13% per le donne e dell’11% per gli uomini. La neoplasia più influenzata dall’altezza risulta essere il melanoma, il più diffuso cancro della pelle.
A cura di Andrea Centini
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Le persone più alte hanno un rischio maggiore di sviluppare alcune tipologie di cancro, in particolar modo il melanoma della pelle. Lo ha determinato lo scienziato Leonard Nunney del Dipartimento di Evoluzione, Ecologia e Biologia Organismale presso l'Università della California di Riverside, che ha condotto un approfondito studio statistico sui dati raccolti da database di studi norvegesi, austriaci, coreani e svedesi.

Nunney ha osservato che per ogni 10 centimetri supplementari di altezza il rischio di tumori per le donne aumenta del 13 percento, mentre negli uomini si attesta all'11 percento. Nella sua indagine lo studioso ha preso in esame 23 tipologie di cancro, dimostrando un'associazione con l'altezza per 18 di esse. La più influenzata in assoluto è risultata essere il cancro della pelle (melanoma), sia per gli uomini che per le donne. Dopo il melanoma, per il sesso maschile i tumori più legati all'altezza sono risultati essere quelli della tiroide, del colon, delle vie biliari, del sistema nervoso centrale e i linfomi; per le donne l'associazione più forte è emersa con neoplasie alla tiroide, al colon, all'utero, al seno, alle ovaie e con i linfomi.

Ma perché le persone più alte sarebbero più esposte al rischio cancro? La ragione risiede “semplicemente” nel numero superiore di cellule e relative divisioni cellulari; avendone di più ne consegue un maggior rischio di mutazioni dannose e dunque di cancro. Il discorso può tuttavia apparire inappropriato se osserviamo cosa accade negli altri animali; i topi, che hanno un numero di divisioni cellulari di circa 10mila volte inferiore rispetto a noi e sono molto più piccoli, hanno il medesimo rischio di sviluppare il cancro di un uomo, mentre gli elefanti e i grandi cetacei misticeti (balene e balenottere) sono praticamente immuni dalla grave malattia, pur avendo un numero infinitamente superiore di cellule. Che cosa succede?

La ragione risiede nel cosiddetto paradosso di Peto, dal nome dello scienziato britannico Richard Peto che lo formulò, in base al quale un organismo più e grande e ricco di cellule e maggiore è il suo rischio di cancro, ma non appunto in animali enormi come gli elefanti e le balene. Per i pachidermi il paradosso è stato recentemente risolto; a proteggere gli elefanti dal cancro è un gene “zombie” (uno pseudogene) che uccide le cellule non appena iniziano a sviluppare danni al DNA, impedendogli di fatto di diventare cancerose. A scoprire questo meccanismo di difesa sono stati gli scienziati del Dipartimento di Genetica Umana e del Dipartimento di Biologia e Anatomia presso l'Università di Chicago, che hanno pubblicato un articolo su Cell Reports. Per le balene si ritiene la presenza di un meccanismo simile, purtroppo non presente nella nostra specie e in molte altre.

Durante la sua indagine il professor Nunney ha osservato che non sussiste alcuna associazione tra il cancro alla cervice uterina e l'altezza; ciò ha senso perché questa neoplasia è catalizzata dalle infezioni di un virus, l'HPV. Secondo lo studioso, inoltre, il melanoma sarebbe il più influenzato dall'altezza poiché l'aumento degli ormoni della crescita può determinare tassi di divisione cellulare più numerosi, sfociando nel tipo di mutazioni più ricorrenti osservate nei tumori della pelle. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B.

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