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Cancro alle ovaie, l’allattamento al seno riduce il rischio del 30%: lo studio

Un team di ricerca americano guidato da scienziati dell’Università di Pittsburgh ha dimostrato che l’allattamento al seno protegge dal carcinoma ovarico: il rischio risulta infatti ridotto del 30 percento rispetto alle donne che non hanno allattato figli. La protezione perdura per 30 anni ed è maggiore se il primo allattamento avviene in giovane età.
A cura di Andrea Centini
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Allattare al seno riduce il rischio di sviluppare il cancro alle ovaie (o carcinoma ovarico) del 30 percento. Lo ha dimostrato un team di ricerca americano guidato da studiosi della Scuola di Medicina dell'Università di Pittsburgh, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Roswell Park Cancer Institute di Buffalo e della Scuola di Salute Pubblica dell'Università del Texas. Gli scienziati, coordinati dal professor F. Modugno, docente presso il Dipartimento di Ostetricia, Ginecologia e Scienze della Riproduzione dell'ateneo della Pennsylvania, sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato i dati di oltre duemila donne.

La ricerca. Il professor Modugno e i colleghi hanno coinvolto nell'indagine 689 donne con diagnosi di carcinoma ovarico e altre 1.572 sane, come classico gruppo di controllo. I dati sono stati raccolti tra il 2003 e il 2009 in tre Stati americani, ovvero Ohio, New York e Pennsylvania. Dall'analisi statistica è emerso il significativo fattore protettivo dell'allattamento al seno: le donne che avevano allattato i propri figli naturalmente mostravano infatti un rischio ridotto di carcinoma ovarico del 30 percento, un'associazione che si è mantenuta per ben 30 anni. Inoltre, maggiore era la durata dell'allattamento e minore risultava il rischio di sviluppare la neoplasia. Una protezione superiore è stata evidenziata anche nelle donne che avevano allattato in età più giovane.

Protezione. Ma perché l'allattamento al seno protegge dal cancro ovarico? Il meccanismo di protezione non è chiaramente compreso dagli scienziati, tuttavia appare probabile un coinvolgimento del ritardo nell'ovulazione postnatale, che limita l'esposizione agli ormoni della crescita come gli estrogeni, noti fattori di rischio a lungo termine sia del carcinoma ovarico che del cancro al seno. Va comunque sottolineato che quello condotto da Modugno e colleghi è stato uno studio di associazione, e sarà dunque necessario confermarne i risultati con indagini più approfondite. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Gynecologic oncology.

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