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Cambiamenti climatici, tempo quasi scaduto: abbiamo solo 3 anni di tempo per difenderci

In un’appassionata lettera pubblicata su Nature un nutrito gruppo di scienziati ed esperti ha tracciato le sei tappe fondamentali per salvarci dagli effetti dei cambiamenti climatici. Ma abbiamo solo tre anni di tempo per intervenire.
A cura di Andrea Centini
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Se non agiamo entro il 2020 contro i cambiamenti climatici, gli obiettivi sottoscritti a Parigi non saranno più raggiungibili e il nostro pianeta verrà ‘ferito a morte' a causa del riscaldamento globale, mettendo in pericolo la stessa umanità. È questa la sintesi di un'appassionata lettera dal titolo “Three years to safeguard our climate” pubblicata sull'autorevole rivista scientifica Nature, sottoscritta da oltre sessanta figure di spicco tra scienziati, economisti, politici, imprenditori e altri professionisti impegnati nella salvaguardia dell'ambiente.

Prima firmataria del documento l'ex segretaria del Framework Convention on Climate Change delle Nazioni Unite (UNFCCC) Christiana Figueres, che ha colto l'occasione per rivolgersi direttamente ai 20 potenti del mondo che il prossimo 7 e 8 luglio si riuniranno ad Amburgo, in Germania, per l'atteso G20. Proprio ai leader delle massime economie mondiali viene chiesto di prendere decisioni rapide, ferme e incisive per abbattere le emissioni di carbonio e avviare un processo di “decarbonizzazione”, con tappe e obiettivi mirati. Il tutto nonostante la recente uscita degli Stati Uniti dagli accordi sul clima, che si renderà effettiva proprio a partire dal 2020. Non è un caso che Figueres e colleghi si siano rivolti anche alle amministrazioni dei singoli stati che compongono il potentissimo paese americano.

Pur essendo consapevoli del fatto che il pianeta non può essere guarito in così poco tempo, come dimostrano lo scioglimento dei ghiacci, lo sbiancamento delle barriere coralline e la distruzione di molti ecosistemi, ci sono ancora a disposizione 36 mesi per evitare la strada del “non ritorno”, che oltre ad effetti drammatici sull'ambiente avrà un impatto catastrofico sotto il profilo sociale. Inondazioni di intere metropoli costiere entro il 2100, migrazioni di massa per sfuggire dalla siccità, malattie e guerre per le risorse sono solo alcune delle prospettive più inquietanti, delle quali già oggi ne iniziamo a saggiare i primi segnali.

Figueres e colleghi hanno messo a punto sei tappe che entro il 2020 permetteranno di mantenere in vita l'obiettivo degli accordi di Parigi, ovvero il contenimento delle temperature entro i 2° centigradi, ancor meglio 1,5°. Sul piano energetico, le fonti rinnovabili dovranno passare dal 23,7 percento del 2015 al 30 percento del totale; stati e città dovranno avviare un percorso di decarbonizzazione di edifici e infrastrutture con una spesa di 300 miliardi di dollari annui; i veicoli elettrici venduti dovranno rappresentare il 15 percento del totale (ora rappresentano solo l'1 percento); dovrà essere ridotta la deforestazione e promosso il rimboschimento; le industrie dovranno avviare processi per raggiungere il dimezzamento delle proprie emissioni molto prima del 2050; infine la finanza dovrà mettere a disposizione mille miliardi di dollari per contribuire alle politiche ‘verdi'.

I firmatari della lettera sanno bene che molti di questi obiettivi sono idealisti e nel peggiore dei casi irrealistici, tuttavia confidano sul fatto che alcuni segnali positivi si iniziano a vedere, sia nelle politiche intraprese che nei dati veri e propri. Ad esempio, dopo anni di crescita vertiginosa, da tre anni a questa parte le emissioni di carbonio si sono stabilizzate, inoltre Cina e Stati Uniti, pur avendo registrato una riduzione nelle emissioni, hanno avuto un incremento del PIL, sintomo che si può crescere anche puntando sulle rinnovabili. A suffragare la virtuosa iniziativa il lancio del sito www.mission2020.global.

[Immagine di tumisu]

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