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Cambiamenti climatici, la Groenlandia perde ghiaccio 7 volte più rapidamente degli anni ’90

I ricercatori del progetto IMBE hanno determinato che la Groenlandia sta perdendo ghiaccio sette volte più rapidamente rispetto agli anni ’90; si è infatti passati da 33 miliardi di tonnellate all’anno a ben 254 miliardi di tonnellate. Dal 1992 al 2018 si sono fusi 3,8 trilioni di tonnellate di ghiaccio, incrementando il livello del mare di 10,6 millimetri. Continuando con questi tassi di scioglimento, entro il 2100 il mare sarà destinato a salire di 67 centimetri, causando catastrofi su isole e aree costiere di tutto il pianeta.
A cura di Andrea Centini
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Groenlandia. Credit: IMBE
Groenlandia. Credit: IMBE

La Groenlandia sta perdendo ghiaccio sette volte più rapidamente rispetto agli anni '90 del secolo scorso. Dai 33 miliardi di tonnellate di ghiaccio persi annualmente in quel periodo, si è infatti passati a 254 miliardi di tonnellate nell'ultimo decennio. Questa impennata nel processo di fusione, catalizzata dai cambiamenti climatici, ha un impatto significativo sull'aumento del livello del mare, che in base alle stime dei ricercatori sarà peggiore di quanto stimato in precedenza dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che nel 2013 ipotizzò un aumento di ben 60 centimetri entro il 2100. I nuovi dati sulla Groenlandia suggeriscono che tale aumento sarà di 67 centimetri, coinvolgendo decine di milioni di persone in più in eventi alluvionali e catastrofici.

A stimare i nuovi tassi di fusione del ghiaccio della Groenlandia, l'isola più grande del pianeta e la seconda piattaforma ghiacciata in assoluto, è stato un team di ricerca internazionale composto da 89 scienziati riuniti sotto l'egida del progetto IMBE (Ice Sheet Mass Balance Inter-comparison Exercise). A guidarli il professor Andrew Shepherd dell'Università di Leeds (Regno Unito) e il dottor Erik Ivins del Jet Propulsion Laboratory della NASA, in California. Gli studiosi sono giunti alle loro conclusioni dopo aver combinato i risultati di 26 indagini dedicate alle misurazioni dei cambiamenti nella massa nel ghiaccio dell'isola; i dati sono stati ottenuti da 11 distinte missioni satellitari della NASA e dell'ESA (Agenzia Spaziale Europea) e sono stati tenuti in considerazione diversi fattori, come la gravità e i flussi dell'acqua fusa.

Dalle analisi sono emersi numeri preoccupanti. Dal 1992 al 2018 la Groenlandia ha perduto 3,8 trilioni di tonnellate di ghiaccio, che hanno comportato un aumento del livello del mare di 10,6 millimetri. Benché un centimetro possa apparire poco, in realtà è sufficiente a scatenare catastrofi alluvionali che coinvolgono un numero enorme di persone. E naturalmente non c'è solo la Groenlandia a contribuire all'innalzamento del livello del mare, pur rappresentandone uno dei principali “motori”. Potenzialmente, con questi ritmi, il mare potrebbe salire di 6 metri nel giro di un millennio, ma anche i 67 centimetri stimati entro il 2100 rappresentano un aumento catastrofico per numerose città costiere (compresa la nostra Venezia) e isole, in particolar modo quelle del Pacifico. Moltissime quelle destinate a finire letteralmente sommerse.

L'anno in cui la Groenlandia ha perduto più ghiaccio è stato il 2011, quando fusero 335 miliardi di tonnellate (dieci volte in più rispetto agli anni '90), ma i dati del 2019 sono ancora parziali e si rischia un nuovo massimo, considerando i drammatici tassi di scioglimento registrati questa estate. Basti pensare che in un solo giorno, giovedì 13 giugno, sono andati perduti 2 miliardi di tonnellate di ghiaccio. I dettagli della ricerca dell'IMBE sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.

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