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Cacca degli astronauti trasformata in cibo grazie ai microbi: il pasto spaziale è servito

Grazie a un reattore anaerobico un team di ricerca americano è riuscito a trasformare i rifiuti organici in un composto col 52% di proteine e il 36% di grassi. Il prodotto commestibile potrebbe risolvere i problemi legati al cibo nei lunghi viaggi attraverso lo spazio profondo.
A cura di Andrea Centini
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I rifiuti organici umani possono essere trasformati in una pasta commestibile e nutriente, un prodotto che potrebbe risolvere (almeno in parte) il problema dell'alimentazione per gli astronauti impegnati nei lunghi viaggi attraverso lo spazio profondo. In altri termini, gli scienziati dell'Università Statale della Pennsylvania che hanno condotto gli esperimenti hanno scoperto un modo per dare nuova vita alle feci, trasformandole in cibo.

Ma come lo hanno fatto? Il team coordinato dal professor Christopher House si è rivolto a un metodo collaudato per scomporre i rifiuti organici, ovvero alla digestione anaerobica (senza ossigeno) con i microbi, prendendo tuttavia una serie di misure per evitare potenziali rischi nello spazio. Nessuno, del resto, vorrebbe portarsi in un'astronave una bomba a orologeria piena di microorganismi. House e colleghi hanno costruito un “reattore anaerobico a flusso fisso”, o più semplicemente, un contenitore cilindrico alto 1,22 metri che funziona in tre fasi: disgregazione rapida dei rifiuti ad opera dei batteri; sottrazione dei nutrienti e crescita degli stessi in un composto commestibile, grazie al supporto di altri batteri.

Nello specifico, per la terza fase gli scienziati si sono avvalsi del Methylococcus capsulatus, un batterio già utilizzato per la produzione di integratori e mangimi animali, che viene alimentato col metano prodotto dalla digestione anaerobica. Ciò che hanno ottenuto House e colleghi con questa procedura è un composto col 52 percento di proteine e il 36 percento di grassi, un alimento indubbiamente nutriente per un astronauta. Per precludere lo sviluppo di agenti patogeni nel reattore hanno usato filtri all'interno – simili a quelli di un acquario – per far crescere altri microorganismi utili. L'intero sistema deve ancora essere perfezionato e verificato con ulteriori esperimenti, tuttavia i risultati sono molto promettenti, ed è verosimile che un simile dispositivo possa venir testato fra non molto sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Ma perché gli astronauti dovrebbero mangiare i propri escrementi? Innanzitutto va sottolineato che il trasporto di cibo a bordo di un'astronave o la sua creazione/coltivazione è tutto fuorché economico. Maggiore è il peso dell'equipaggiamento trasportato, maggiori sono i costi della spedizione (ad esempio quello del propellente per far decollare il razzo). Inoltre va considerato che lo spazio a bordo è limitato, e una missione attraverso lo spazio profondo può durare anni. Anche per raggiungere Marte sono necessari mesi. Produrre il cibo direttamente sull'astronave non è semplice, dato che oltre allo spazio necessario per un comparto di idroponica (l'agricoltura senza il suolo) vanno contemplati i costi in acqua, il peso e altro materiale. Insomma, il cibo nello spazio è un grosso problema ed è per questo che gli studiosi stanno pensando di riciclare anche i rifiuti degli stessi astronauti. I dettagli sul reattore anaerobico sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Life Sciences in Space Research.

[Credit: NASA]

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