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C’è plastica sulla Luna (di Saturno)

La bassa atmosfera di Titano presenterebbe tracce di propilene.
A cura di Nadia Vitali
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In oltre quindici anni di missione, la sonda Cassini ci ha regalato spettacolari immagini di Saturno e dintorni, contribuendo ad una maggiore comprensione di quell'angolo di Sistema Solare in cui orbita il Pianeta con gli anelli circondato dalle sue decine di Satelliti naturali: oggi proprio grazie a questa missione scopriamo che Titano, la più grande tra le Lune, presenterebbe una caratteristica che lo renderebbe assai singolare. È noto già da tempo agli astronomi, in effetti, come Titano sia il solo satellite in possesso di un atmosfera molto densa che ne ha reso difficile lo studio della superficie da parte dei telescopi terrestri: ora, però, grazie all'orbiter gli scienziati hanno scoperto come proprio in quell'atmosfera ci sarebbero particelle di propilene, composto che è alla base del polipropilene, una plastica tra le più comuni.

È la prima volta in assoluto che viene individuato un materiale simile nello spazio, sia esso su Pianeti o su altri Satelliti: la scoperta, frutto del lavoro congiunto di NASA, ESA e dell'Agenzia Spaziale Italiana che assieme nel 1997 lanciarono la missione robotica, è stata resa nota dalla rivista Astrophysical Journal Letters. Grazie ai dati ricavati dallo spettrometro a infrarossi a bordo di Cassini (CIRS), il gruppo coordinato da Conor Nixon, del Goddard Space Flight Center della NASA, è riuscito ad individuare nella bassa atmosfera le tracce di una delle sostanze che ricorre con elevatissima frequenza nella nostra vita quotidiana, essendo alla base dei tappi delle bottiglie così come dei bicchierini per il caffè, solo per fare alcuni esempi.

A proposito di Titano e della presenza del propilene nella sua atmosfera, in realtà, gli scienziati erano moderatamente ottimisti già da tempo: nel corso del suo lungo viaggio che l'ha portata nell'infinito oltre il nostro Sistema Solare, Voyager 1 aveva già buttato uno sguardo sul Satellite di Saturno. Era il lontano 1980 e le atmosfere oscure e quasi impenetrabili del corpo roccioso offrirono all'occhio scrutatore della sonda la possibilità di individuare consistenti tracce di idrocarburi, che per intenderci sono i composti chimici, contenenti atomi di idrogeno e carbonio, alla base di petrolio e di altri combustibili fossili presenti naturalmente sul nostro Pianeta. Nello specifico, erano stati "avvistati" idrocarburi a uno o due atomi di carbonio: tra quelli con tre atomi erano stati rilevati propano e propino, mentre in merito al propilene non si possedeva ancora quella certezza giunta oggi grazie ai dati di Cassini. L'atmosfera di Titano è letteralmente dominata dagli idrocarburi, con il metano che costituisce il secondo gas più presente dopo l'azoto: il propilene era risultato di non facilissima identificazione proprio «a causa della debole firma rispetto a quelle delle sostanze chimiche che lo circondano» come ha spiegato Michael Flasar, del Goddard Space Flight Center, responsabile scientifico del CIRS.

«Questo successo incrementa le nostre speranze di trovare ancora sostanze chimiche a lungo rimaste nascoste nell'atmosfera di Titano», ha continuato Flasar. In effetti la scoperta è un'ottima notizia benché al momento appaia anche difficile immaginare in che modo potrebbe tornare utile all'umanità tale ritrovamento: ma la scienza non è fatta per accettare dei limiti all'immaginazione, dopo tutto, e, del resto, è anche lecito rallegrarsi per i successi di una missione che, dopo tanti anni, non smette ancora di svelare segreti relativi al mondo che ruota attorno a quello che è, forse, il più affascinante dei Pianeti.

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