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"Burian" il freddo che viene dagli Urali

Il termine più corretto per indicare questo vento gelido nordorientale sarebbe Buran anche se, sovente, il gergo giornalistico preferisce chiamarlo “Burian”: ma da dove si origina e quali sono le sue caratteristiche?
A cura di Nadia Vitali
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Il termine più corretto per indicare questo vento gelido nordorientale sarebbe Buran anche se, sovente, il gergo giornalistico preferisce chiamarlo Burian: ma da dove si origina e quali sono le sue caratteristiche

Che sia arrivato il freddo intenso lo sappiamo fin troppo bene tra nevicate diffuse sul territorio e notizie di disagi da Nord a Sud; e del resto siamo agli esordi di febbraio, immediatamente a ridosso dei «giorni della merla» che la tradizione ha stabilito essere i più freddi di tutto l'anno. Le caratteristiche del gelo che si è abbattuto sull'Europa giungendo fino a lambire le coste della penisola italiana in questi giorni, tuttavia, lo rendono un fenomeno non particolarmente frequente, anzi associabile a momenti ben circoscritti nella storia climatica del nostro paese, dal momento che, in questa occasione, si parla dell'arrivo del «Burian»: non del tutto correttamente, dal momento che il nome di questo famigerato vento in russo è Buran, presumibilmente trasformato in Burian dal gergo giornalistico a causa di influssi linguistici italiani che lo associano al termine «burrasca».

QUANDO IL BURAN HA VISITATO L'ITALIA – Ciclicamente accade di sentir parlare nuovamente del flagello orientale che, soffiando sulle vaste lande della Russia, della Siberia e dell'Asia centrale, oltrepassa la catena degli Urali e giunge fino al cuore dell'Europa. Accadde così durante annate storiche di freddo, quando ghiacciarono laghi e fiumi e tutto lo stivale si coprì di un candido manto che incluse anche aree costiere normalmente caratterizzate da climi miti e temperati: nel 1929 e durante il celebre febbraio del 1956, consegnato alla storia dalle più celebri pagine dei giornali del tempo, ma anche dalla letteratura e dalla musica. Un sogno romantico per quanti poterono assistere o hanno ammirato le immagini della nevicata del '56; furono in molti, in quell'occasione, a vedere per la prima volta, nelle proprie piccole cittadine del Sud, il bianco spettacolo. Un fenomeno raro e stupefacente, portato dal Buran, che si verificò ancora nel 1985; altre ondate di gelo siberiano si verificarono nel 1971, nel 1991, nel 1996.

L'ANTICICLONE RUSSO-SIBERIANO – Naturalmente, non tutti gli inverni sono ugualmente freddi e non sempre, durante i mesi di gennaio e febbraio, assistiamo all'arrivo del Buran: perché il vento spirando da Nord-Est possa giungere fino alle aree mediterranee occorre che si verifichino delle circostanze particolari. In quella vastissima zona in cui si susseguono altipiani e pianure compresa tra la Russia, la Siberia, la Mongolia, il Kazakistan e le altre repubbliche dell'ex Unione Sovietica, l'aria secca, la lontananza dal mare, e dunque dall'influenza mitigatrice della grande riserva d'acqua, unite alla brevità delle giornate durante l'inverno che rende inevitabilmente scarsissima l'insolazione ed il riscaldamento, causano un fortissimo abbassamento di temperatura che interessa l'aria in prossimità del suolo. Questo «raffreddamento pellicolare» porta in alcuni territori, normalmente, la colonnina del mercurio fino a 60° sotto allo zero, generando uno strato di aria gelida che va a costituire l' «anticiclone russo-siberiano», fenomeno di alta pressione che, frequentemente, porta forti nevicate, venti di burrasca e, in generale, condizioni climatiche piuttosto instabili.

IL PONTE DI WEIKOFF – Piuttosto raramente il Buran discende dalle steppe e dagli altipiani siberiani per giungere fino al cuore dell'Europa e, addirittura, delle aree mediterranee: di norma questo accade quando viene a formarsi il Ponte di Weikoff (o di Voejkov, a seconda della traslitterazione, dal nome dello scienziato russo che dedicò a questo fenomeno i suoi studi), figura dell'alta pressione originata dall'unione di due anticicloni. Questa sorta di «blocco» si origina allorché l'Anticiclone delle Azzorre tende a convergere verso nord est, andando a congiungersi con le frange occidentali dell'alta pressione russo-siberiana: il ponte anticiclonico, che corre dalle terre poste oltre i limiti orientali degli Urali fino al Mediterraneo e al vicino Atlantico, richiama le masse d'aria gelide dalla Siberia e consente loro lo scorrimento lungo il blocco, giungendo fino alle aree più meridionali attraverso il vento proveniente da Nord-Est ed Est-Nord-Est. Masse d'aria che, quando il ponte di Weikoff è ben robusto, sono trascinate verso sud ovest e possono arrivare fino ai paesi europei che affacciano sul mediterraneo: lì entrano facilmente in contrasto con quelle presenti al di sopra di Francia, Italia e Spagna, molto più temperate ed umide, causando fenomeni di bassa nuvolosità da cui traggono origine anche le nevicate, talvolta vere e proprie tempeste di neve, a bassa quota. Il raffreddamento pellicolare che viene trascinato dal Buran nasce con le caratteristiche di aria secca nelle pianure della Siberia e del Kazakistan: è il passaggio oltre gli Urali che lo porta a scontrarsi con masse d'aria umide, dando genesi alle precipitazioni che, in questi giorni, stanno vessando quasi tutto il paese.


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