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Bufale e incertezze sulla pandemia provocano l’esaurimento “epistemico”: cos’è e come combatterlo

La pandemia che stiamo vivendo e le recenti elezioni negli Stati Uniti sono due eventi che hanno prodotto e producono tuttora un fiume di notizie, molte delle quali progettate per disinformare, provocare insicurezza e allontanare ancora di più le posizioni di chi la pensa diversamente. Il clima d’incertezza in cui stiamo vivendo fa il resto, determinando un cosiddetto “esaurimento epistemico”. Ecco cos’è e come contrastarlo.
A cura di Andrea Centini
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Internet e in particolar modo i social network hanno aumentato a dismisura le informazioni che riceviamo e “processiamo” ogni giorno, un fiume infinito di inchiostro virtuale che impegna il nostro cervello molto più di quello che potremmo immaginare. Nel contesto di una catastrofica pandemia che ha infettato oltre 56 milioni di persone e ne ha uccise più di 1,3 milioni in tutto il mondo, per di più nell'anno delle elezioni negli Stati Uniti (che hanno un impatto globale), la situazione è stata esacerbata all'inverosimile, tanto che per molti questo flusso di informazioni ha creato una sorta di cortocircuito, come se non si avessero le energie a sufficienza per elaborare correttamente ciò che viene proposto. Questa sensazione è stata definita col termine “esaurimento epistemico” dal professor Mark Satta, docente di Filosofia presso la Wayne State University (WSU) di Detroit, Sati Uniti.

Lo studioso ha descritto nel dettaglio la natura del problema in un approfondito articolo pubblicato sulla rivista The Conversation. Innanzitutto ha spiegato che il termine “epistemico” deriva dalla parola greca episteme, che normalmente viene tradotta in “conoscenza”. In parole semplici, l'esaurimento epistemico è un esaurimento legato alla conoscenza; più precisamente, si verifica quando la fruizione di nuove informazioni e la condivisione delle stesse – i processi alla base della conoscenza – sono alterate dal contesto in cui viviamo. Il professor Satta ha affermato che in questo momento ci sono tre fattori in grado di rendere stancante l'elaborazione delle informazioni, ovvero l'incertezza, la polarizzazione e la disinformazione.

Per quanto concerne il primo fattore, come tutti noi sappiamo stiamo vivendo un anno colmo di incertezze. Siamo preoccupati per la salute, il lavoro, i risparmi, per il nostro futuro e quello dei nostri cari, per i progetti che avevamo in mente e che abbiamo dovuto rimandare a causa della pandemia. Come sottolineato dalla American Psychological Association, l'incertezza produce stress; dato che siamo più a nostro agio con il “pianificato e il prevedibile”, spiega il professor Satta, per cercare sicurezza ci rifugiamo su internet o sui social, dove le informazioni sono a portata di click , ma invece di trovare ristoro per le nostre domande, continuiamo solo ad alimentare l'incertezza, entrando in un circolo vizioso che ci strappa preziose energie mentali.

Il secondo fattore a scatenare l'esaurimento epistemico è la polarizzazione, ovvero la partigianeria, l'essere divisi in fazioni, che invece di spingerci a trovare un punto d'incontro con chi la pensa diversamente da noi, ci fa arroccare ancor di più sulle nostre convinzioni. Il professor Satta fa l'esempio delle elezioni negli Stati Uniti, che continuano a trascinarsi un turbinio di polemiche; il confronto tra repubblicani e democratici è stato infatti asprissimo, con toni così duri da aver acuito sensibilmente le divisioni tra le due parti. La polarizzazione alimenta la sfiducia e catalizza la nostra insicurezza, inoltre, chi è più suscettibile alle opinioni altrui può sperimentare tristezza, rabbia e altri sentimenti negativi. Tutto questo concorre a influenzare negativamente la conoscenza.

Il terzo e ultimo fattore citato dallo studioso americano è la disinformazione. Onnipresente e soverchiante sui social network, spesso è così sottile – e virale – da poter ingannare anche chi crede di esserne “immune”. Talvolta è progettata proprio per essere estenuante. Quando si viene bombardati da un mare di notizie false a raffica, come ad esempio in un video “complottista” sviluppato ad hoc, per chi ascolta diventa anche difficile andare a fare tutte le verifiche del caso, e smontare pezzo per pezzo quanto raccontato. È un lavoro faticoso che molti di noi semplicemente decidono di non fare, essendo costantemente esposti a nuove informazioni. La pandemia di COVID-19 e le elezioni statunitensi sono state – e lo sono tuttora – fucina di notizie false per chi trae vantaggio a diffonderle.

Per contrastare l'incertezza, l'American Psychological Association suggerisce di “consumare” meno notizie e di concentrarsi su quelle che siamo in grado di controllare meglio, altrimenti si può provare a combatterla attraverso “la meditazione e la coltivazione della consapevolezza”, scrive il filosofo. Contro la polarizzazione si consiglia di essere empatici e mettersi nei panni di chi la pensa diversamente da noi, mentre contro la disinformazione è richiesto l'impegno di condividere solo ciò che si è letto e verificato, e di attingere solo da fonti accreditate e certificate. “Parte della resistenza all'esaurimento epistemico è imparare a convivere con il limitato e l'imperfetto”, ha concluso Satta, perché nessuno di noi ha il tempo per poter arginare il fiume di notizie distorte cui siamo sottoposti ogni giorno.

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