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Bimbo nato da gravidanza condivisa: è cresciuto nell’utero di due donne. Come è stato possibile

Grazie a una innovativa tecnica di fecondazione assistita chiamata “In Vivo Natural fertilization technology – AneVivo” è nato in Europa il primo bimbo da una gravidanza condivisa. Il piccolo, chiamato Otis, è stato portato in grembo da due donne prima di venire alla luce. Ecco com’è stato possibile.
A cura di Andrea Centini
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Jasmine e Donna Francis-Smith con il loro bimbo Otis, nato grazie alla tecnica di "gravidanza condivisa" AneVivo. Credit: Anecova
Jasmine e Donna Francis-Smith con il loro bimbo Otis, nato grazie alla tecnica di "gravidanza condivisa" AneVivo. Credit: Anecova

Presso la Women's Clinic di Londra è nato il primo bambino in Europa grazie a una innovativa tecnica di “gravidanza condivisa”, e il primo in assoluto attraverso una procedura nota come In Vivo Natural fertilization technology – AneVivo. Il piccolo, chiamato Otis e venuto al mondo due mesi fa, è figlio dell'infermiera odontoiatrica ventottenne Jasmine Francis-Smith e della moglie Donna, ufficiale dell'esercito britannico di trenta anni. La tecnica è stata ideata per le coppie di donne omosessuali o bisessuali che desiderano condividere l'esperienza di portare in grembo il proprio figlio. In parole semplici, il piccolo è stato nell'utero di tutte e due le donne, prima di vedere la luce.

Ma come è stato possibile? La tecnica AneVivo, fondamentalmente una procedura di fecondazione assistita, è stata messa a punto dall'azienda svizzera Anecova sita nell'Innovation Park della Scuola politecnica federale di Losanna (EPFL), che è specializzata nella realizzazione di dispositivi medici. AneVivo è infatti un dispositivo intrauterino che permette “il passaggio bidirezionale di fluidi, nutrienti e altri componenti non cellulari durante la fecondazione e lo sviluppo iniziale dell'embrione”, come si legge nel comunicato stampa dell'azienda dedicato alla nascita di Otis. Si tratta di una minuscola capsula che viene inserita nell'utero di una delle due donne – in questo caso quello di Donna – attraverso la vagina. Al suo interno si trovano le uova della madre biologica e gli spermatozoi del donatore, e ciò permette la fecondazione, che avviene nell'ambiente materno – proprio grazie alla permeabilità capsula – e non in vitro come in una qualsiasi procedura di fecondazione assistita (riducendo di conseguenza anche i rischi della fecondazione in laboratorio). In questo modo le primissime fasi della gravidanza – e dunque dello sviluppo dell'embrione – avvengono nel corpo di una delle due madri. Dopo 18 ore la capsula con l'embrione viene rimossa e l'embrione impiantato nell'utero della seconda donna (la cosiddetta “madre gestazionale”), per portare a termine la gravidanza.

Grazie a questa tecnica, dunque, tutte e due le madri sono protagoniste della gestazione, in un processo che determina un coinvolgimento emotivo di molto superiore rispetto alle tecniche tradizionali di fecondazione assistita. Sia Donna che Jasmine, infatti, possono dire di aver portato Otis in grembo. “La procedura Anecova ha davvero fatto sentire me e Donna uguali in tutto il processo e ci ha avvicinato emotivamente, siamo una vera famiglia. Se dovessimo ripetere il processo, non cambieremmo nulla”, ha dichiarato Jasmine. “L'intero processo è stata un'esperienza straordinaria e abbiamo ottenuto tutto ciò che desideravamo e molto di più, pensiamo che Anecova possa aiutare molte più famiglie in futuro”, ha aggiunto la neomamma.

Lo scorso anno una coppia di donne del Texas, Bliss e Ashleigh Coulter, diedero alla luce il figlio Stetson con una tecnica molto simile alla In Vivo Natural fertilization technology – AneVivo di AneCova, chiamata “Reciprocal Effortless Ivf”. Anche in questo caso è stato usato un dispositivo impiantato nell'utero di una delle due, per poi trasferire l'embrione nell'utero dell'altra per completare il percorso della gravidanza.

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