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Beluga “selvatico” gioca con un pallone da rugby: la drammatica verità dietro al video virale

Il beluga che gioca in mare con un pallone da rugby, protagonista di un video che ha fatto milioni di visualizzazioni, non è un animale selvatico. Si tratta infatti di Hvaldimir, l’esemplare che la scorsa primavera fu trovato con un’imbracatura che riportava la dicitura “Equipaggiamento di San Pietroburgo”. È verosimilmente un cetaceo addestrato come arma da militari russi e poi liberato. Il Directorate of Fisheries norvegese sta facendo il possibile per farlo abituare alla vita naturale, ma il comportamento di chi lo incontra lo sta mettendo seriamente in pericolo.
A cura di Andrea Centini
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Negli scorsi giorni è diventato virale un video che ha come protagonista un esemplare di beluga – spacciato per selvatico – mentre gioca con un pallone da rugby. Nel filmato, che inizialmente era stato associato a presunti fan della nazionale sudafricana di rugby, si vede il cetaceo che insegue il pallone in acqua e lo riporta a un uomo a bordo di una imbarcazione. Il comportamento del beluga (Delphinapterus leucas), che ha immediatamente fatto “drizzare le antenne” ai biologi marini, è del tutto accostabile a quello di un cane che si diverte a riconsegnare il classico bastoncino lanciato dal padrone.

Credit: Steve Stewart/Twitter
Credit: Steve Stewart/Twitter

Come confermato da numerosi ricercatori, compresa la biologa specializzata in mammiferi marini Jackie Hildering, quel comportamento non ha assolutamente nulla di naturale. Il protagonista del video è infatti un animale addestrato dall'uomo, e non si tratta di un beluga “qualsiasi” liberato in mare dopo un periodo di cattività, bensì di Hvaldimir, l'esemplare balzato agli onori nella primavera di quest'anno quando fu trovato con una imbracatura sospetta, che riportava la dicitura “Equipaggiamento di San Pietroburgo”.

Poiché nessun istituto di ricerca russo si fece avanti, si giunse rapidamente alla conclusione che l'esemplare doveva far parte di un programma della marina militare russa, probabilmente legato al centro di Murmansk. I cetacei coinvolti in questi progetti di ricerca sarebbero stati addestrati a trasportare armi o altri strumenti bellici su imbracature simili a quella trovata indosso Hvaldimir. L'obiettivo è rendere i cetacei vere e proprie macchine da guerra, per difendere i confini di porti e basi navali militari – anche uccidendo eventuali sub intrusi – e rimuovere le mine.

Non si sa come, quando e perché il beluga fu liberato in natura, ma da allora è stato protagonista di diversi contatti con gli equipaggi delle navi che transitano nelle acque della Norvegia settentrionale. Il beluga è abituato al contatto con l'uomo ed è spinto ad avvicinarsi pericolosamente alle imbarcazioni, rischiando di fare una fine terribile come Luna, un'orca rimessa in libertà che rimase uccisa dalle eliche di un natante che stava inseguendo per gioco. Hvaldimir, inoltre, ha difficoltà ad alimentarsi in natura e almeno nei primi tempi è apparso visibilmente denutrito.

Fortunatamente il Directorate of Fisheries norvegese ha preso a cuore la sua sorte e sta facendo tutto il possibile per rieducarlo alla vita nel suo ambiente naturale. Tra i primi obiettivi vi è proprio la drastica riduzione dei contatti con l'uomo, principale fonte di pericolo per la sua incolumità. Ciò, tuttavia, non ha impedito l'incontro con gli uomini che lo hanno spinto a giocare col pallone da rugby. Il video sarebbe stato girato nei pressi di Hammerfest, e gli uomini sarebbero ricercatori a bordo del tender della nave “Danah Explorer”, che in questo periodo si trova proprio in acque norvegesi. Il Directorate of Fisheries, come si legge sul sito della biologa Jackie Hildering, avrebbe condannato il comportamento dell'equipaggio, poiché contrasta duramente con gli sforzi fatti per riabilitare il beluga e riduce le possibilità che si abitui alla vita selvaggia, oltre ad aumentare il pericolo di incidenti con le imbarcazioni. Insomma, dietro quel video "simpatico" che ha fatto milioni di visualizzazioni si nasconde la storia drammatica di un cetaceo che ancora non ha riconquistato la piena libertà.

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