518 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Basta una sola dose di vaccino Covid per chi è stato contagiato: la raccomandazione degli esperti

Diversi esperti hanno iniziato a raccomandare la somministrazione di una singola dose di vaccino contro il coronavirus SARS-CoV-2 in chi aveva già contratto l’infezione. Sarebbe infatti sufficiente a immunizzare chi aveva già anticorpi. La strategia, se supportata dalle evidenze scientifiche, potrebbe far risparmiare molte dosi e far accelerare la campagna vaccinale.
A cura di Andrea Centini
518 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Al momento ci sono tre vaccini anti COVID autorizzati per l'uso di emergenza dall'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ovvero il ChAdOx1/AZD1222 di AstraZeneca-Oxford-Irbm, il tozinameran/BNT162b2 di Pfizer-BioNTech e l'mRNA-1273/CX-024414 di Moderna-NIAID. Tutti e tre i farmaci, il primo basato su un adenovirus e gli altri due sull'RNA messaggero, vanno somministrati in due dosi, anche se con tempistiche differenti per garantire la massima efficacia (per l'AstraZeneca, ad esempio, si possono attendere fino a 3 mesi per la seconda). La prima dose, chiamata priming, getta le basi per preparare il sistema immunitario, determinando la creazione degli anticorpi e delle cellule della memoria contro il coronavirus SARS-CoV-2 (nello specifico, contro la proteina S o Spike del patogeno); la seconda dose, chiamata richiamo o boost, collauda le difese e determina la creazione di un numero sufficiente di anticorpi neutralizzanti, alla base dell'immunizzazione. Ad oggi le due dosi sono pensate per tutti i cittadini vaccinabili, tuttavia sempre più scienziati iniziano a raccomandare di inoculare una singola dose in chi ha già contratto l'infezione.

La ragione di questa strategia è semplice: la precedente infezione naturale, infatti, andrebbe a sostituire il priming, mentre la prima somministrazione del vaccino diventerebbe il richiamo/boost, offrendo una copertura analoga a quella ottenibile con le due dosi. Perlomeno, questa è l'idea di molti scienziati. “La prima dose andrebbe a sostituire il richiamo. Se sei stato infettato, è molto probabile che una singola dose sarebbe incredibilmente buona per un bel po' di tempo”, ha dichiarato a Business Insider il dottor Jeremy Faust, specialista di Medicina d'urgenza presso il Brigham and Women's Hospital di Boston. La seconda dose per chi ha già avuto la COVID-19 viene invece considerata come un vero e proprio “spreco” dalla professoressa Akiko Iwasaki, immunobiologa di fama internazionale in forze alla prestigiosa Università di Yale. In un contesto in cui scarseggiano le dosi di vaccino a livello globale e la campagna vaccinale procede a rilento, poter risparmiare il secondo “colpo” dei pazienti che hanno già avuto l'infezione permetterebbe di coprire rapidamente molte più persone. Basti pensare che nel mondo, sulla base della mappa interattiva dell'Università Johns Hopkins, risultano ufficialmente contagiate dal coronavirus SARS-CoV-2 ben 118 milioni di persone, 3,1 milioni delle quali in Italia.

Al momento non ci sono studi scientifici sottoposti a revisione paritaria che certifichino l'efficacia di una singola dose in chi ha già avuto la COVID-19, tuttavia sono stati pubblicati alcuni pre-print significativi. La ricerca “Robust spike antibody responses and increased reactogenicity in seropositive individuals after a 2 single dose of SARS-CoV-2 mRNA vaccine” coordinata da scienziati della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, ad esempio, ha dimostrato che le persone precedentemente infettate dal SARS-CoV-2, dopo la prima dose di vaccino (Pfizer o Moderna) hanno sviluppato una quantità di anticorpi da 10 a 45 volte superiore rispetto a quella osservata in chi ha ricevuto la prima dose ma non era stato contagiato. Anche lo studio “Single Dose Vaccination in Healthcare Workers Previously Infected with SARS-CoV-2” ha rilevato alti livelli di anticorpi negli operatori sanitari trattati con una singola dose. Alla luce di ricerche come queste, gli scienziati della Icahn School of Medicine at Mount Sinai hanno pubblicato un documento sul The New England Journal of Medicine (la più prestigiosa rivista scientifica in campo medico) nel quale si chiede di indagare a fondo sulla strategia basata sulla singola dose.

Anche il direttore dell'Istituto Nazionale di Allergie e Malattie Infettive (NIAID) e capo della task force anti COVID della Casa Bianca Anthony Fauci ha dichiarato di essere favorevole alla singola dose, se supportata dai dati scientifici. “I dati sembrano davvero impressionanti: se sei stato infettato e poi ottieni una singola dose, la copertura che ottieni con quell'unica dose è davvero enorme”, ha affermato lo scienziato in un'intervista alla NBC News, commentando i risultati degli studi di cui sopra. “Questa è una cosa che si potrebbe prendere in considerazione, ma in realtà vogliamo prima esaminare attentamente i dati”, ha aggiunto Fauci. Nel frattempo le autorità sanitarie francesi hanno già fatto un passo in avanti, raccomandando una sola dose in chi era stato già contagiato.

Al momento non si conosce la durata dell'immunità legata all'infezione naturale (si stima duri almeno 6-8 mesi) e nemmeno quella dovuta ai vaccini, pertanto qualunque modifica sulla somministrazione delle dosi deve essere presa sulla base di solide evidenze scientifiche. I dati preliminari sono incoraggianti, e poter risparmiare dosi per chi non è mai entrato in contatto col coronavirus accelererebbe la campagna vaccinale e il raggiungimento dell'immunità di gregge, tuttavia spetterà agli esperti stabilire l'approccio migliore per vincere questa catastrofica pandemia.

518 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views