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Autismo, il 40% dei bimbi non sa raccontare passato e futuro: la ricerca italiana

Un team di ricerca italiano ha dimostrato che l’incapacità di produrre discorsi narrativi temporalmente coerenti in una parte dei bambini autistici non dipende da difficoltà nelle interazioni sociali o nel saper cogliere i dettagli di una storia storia, ma in quella di non sapere viaggiare mentalmente nel tempo. Si tratta di nuovi sottotipi di Disturbi dello spettro autistico per i quali sono in sviluppo test diagnostici mirati.
A cura di Andrea Centini
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Il 40 percento dei bambini autistici non riesce a viaggiare mentalmente nel tempo, un deficit che si riflette nella difficoltà di formulare racconti coerenti ambientati nel passato e nel futuro. A determinarlo un team di ricerca italiano composto dagli studiosi di quattro istituti; il Cosmic Lab dell'Università Roma Tre di Roma, il Dipartimento di neuroscienze dell'Ospedale Bambino Gesù, il Dipartimento di Lingue e Letterature, Comunicazione, Istruzione e Società dell'Università di Udine e il Claudiana di Bolzano. Grazie a questa scoperta sono stati identificati due nuovi sottotipi di Disturbi dello spettro autistico, per i quali sono in sviluppo test diagnostici mirati.

Gli scienziati italiani sono giunti a queste conclusioni dopo aver coinvolto in due distinti studi due gruppi di bambini autistici composti rispettivamente da 66 e 77 piccoli, messi a confronto con due altri due gruppi di bimbi con sviluppo tipico. Attraverso una serie di test per valutare la capacità di produrre il racconto di una storia coerente sotto il profilo temporale, è stato dimostrato che un sottogruppo dei bambini autistici (il 40 percento del totale) ha manifestato una notevole difficoltà nel produrre discorsi narrativi chiari e lineari. Sino ad oggi si riteneva che questo limite fosse legato “a difficoltà nel gestire le interazioni sociali o a difficoltà nel focalizzarsi sui dettagli a scapito delle informazioni importanti”, come dichiarato dal coautore dello studio Andrea Marini, tuttavia secondo gli specialisti il freno è rappresentato proprio dall'incapacità di viaggiare mentalmente nel tempo, che si traduce in confusione e incoerenza.

Come indicato, si tratta di sottotipi peculiari di Disturbi dello spettro autistico, che come suggerisce il nome stesso abbracciano un ventaglio di deficit ampio e variegato, anche sotto il profilo della gravità. Non a caso il 60 percento dei bambini autistici coinvolti nello studio ha ottenuto i medesimi risultati dei piccoli con sviluppo tipico, formulando discorsi narrativi coerenti e chiari. Conoscere questo specifico deficit legato ai viaggi mentali nel tempo può sfociare in programmi riabilitativi mirati a “potenziare le abilità compromesse”, come dichiarato dal dottor Marini. Gli ha fatto eco il collega Giovanni Valeri del Bambin Gesù, che ha indicato l'importanza di “curare correttamente i bambini”, per “avere adulti autonomi in grado di fruttare al meglio le proprie capacità”. A tal proposito gli autori delle ricerche, pubblicate in due distinti studi sulle riviste scientifiche Frontiers in Psychology e Journal of Neurolinguistics, stanno sviluppando un test per la diagnosi clinica di questi specifici disturbi dello spettro autistico.

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