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Autismo: così un farmaco anticancro migliora il comportamento sociale

Un team di ricerca americano ha scoperto che basse dosi del farmaco romidepsina, un antitumorale già approvato, ripristina il deficit sociale nei topi affetti da autismo murino.
A cura di Andrea Centini
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Un farmaco contro il cancro può invertire il deficit sociale che caratterizza i disturbi dello spettro autistico (DSA), meglio conosciuti come autismo. Lo ha dimostrato un team di ricerca del Dipartimento di Fisiologia e Biofisica presso l'Università di Buffalo, che ha ripristinato il comportamento sociale in topi affetti da autismo murino (carenti del gene Shank 3) grazie a un trattamento di soli tre giorni. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Zhen Yan, per ottenere questo risultato hanno utilizzato una dose molto bassa di romidepsina, un farmaco antitumorale già approvato dalla Food and Drug Administration. Il ripristino del deficit sociale è durato per tre settimane (dall'infanzia all'adolescenza dei topi), un periodo di tempo che per gli esseri umani è equiparabile a diversi anni.

Lo studio è stato basato sui risultati di una precedente ricerca del 2015, quando fu dimostrato che la perdita del gene Shank 3 compromette la comunicazione fra neuroni influenzando uno specifico recettore, a sua volta legato alla regolazione delle funzioni cognitive, delle emozioni e dei deficit sociali. Sono tutti aspetti coinvolti nell'autismo. Yan e colleghi hanno dimostrato che è sufficiente una dose contenuta del farmaco per ripristinare la funzione genica alterata dai disturbi dello spettro autistico, il tutto attraverso un meccanismo epigenetico (che non coinvolge le sequenze del DNA).

“L'autismo comporta la perdita di così tanti geni – ha dichiarato la professoressa Yan – , e un composto per ripristinare i deficit sociali deve interessare diversi geni coinvolti nella comunicazione neuronale”. Molti dei geni in comune tra cancro e autismo sono legati alla cromatina, cioè al materiale genetico presente nel nucleo che si condensa per formare i cromosomi. Yan e colleghi si sono concentrati su un regolatore della cromatina chiamato HDAC2, che nei pazienti con autismo ha concentrazioni elevate. A causa della sovraregolazione HDAC2 sopprime anche l'espressione di geni che non dovrebbero essere soppressi, scatenando in questo modo i deficit comportamentali caratteristici dei DSA.

Gli studiosi americani hanno usato la romidepsina proprio perché è un potente inibitore di HDAC2; riducendone la sovraregolazione, infatti, può ripristinare la normale funzione genica. Nei topi il trattamento col farmaco è collimato con un'inversione nei deficit sociali. Per sapere se la romidepsina può avere effetti anche sull'autismo negli esseri umani sarà necessario attendere i primi studi clinici. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Neuroscience.

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