Aumentano i casi di morbillo in tutta Europa
"Stiamo tornando indietro di quindici anni", hanno avvertito i medici con riferimento alla crescente diffusione del morbillo. Un allarme che non sorprenderà gli addetti del settore, dato che già a settembre gli specialisti avevano sollevato la questione, ma che comunque conferma il ritorno della malattia esantematica dopo anni in cui era stata relegata a pochi casi. Durante il 70° Congresso Italiano di Pediatria a Palermo Alberto Ugazio, direttore del Dipartimento di pediatria del Bambino Gesù di Roma e presidente della Commissione vaccini della Società italiana di pediatria (Sip), ha spiegato che "nel mese di aprile 2014 si sono verificati 236 casi, portando a 1.047 quelli segnalati dall'inizio dell'anno, in notevole aumento rispetto al corrispondente periodo del 2013 quando si registrarono poco più di 700 casi".
Il fenomeno è in diffusione non solo in Italia, ma anche nel resto dell'Europa e degli Stati Uniti. Una situazione che ha portato l'OMS stessa a muoversi per porre dei rimedi. Ha spiegato infatti Susana Esposito, presidente della Società italiana di infettivologia pediatrica (Sitip) e della Commissione dell'OMS per l'eliminazione di morbillo e rosolia congenita, che l'Organizzazione "ha creato una Commissione di esperti per attuare un Piano di prevenzione a livello europeo, al quale hanno aderito 53 Paesi dell'UE e altri Stati del mondo, con l'obiettivo di eliminare morbillo e rosolia entro il 2015".
La causa del ritorno prepotente del morbillo è, secondo i medici, la bassa copertura del vaccino. Se la prima dose arriva al 90% della popolazione (ma il minimo ottimale dovrebbe essere il 95%), il richiamo si attesta su valori molto più bassi. Contribuisce a ridurre il numero dei vaccinati una diffidenza diffusa verso la trivalente, che – nonostante le rassicurazioni venute da inchieste e sentenze – per alcuni potrebbe ancora essere una causa di autismo. Un problema legato anche ad un accesso errato all'informazione, soprattutto grazie ai nuovi media: "le informazioni sono una cosa – avverte Ugazio – e la conoscenza un'altra, ma Google mette tutto sullo stesso piano".