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Aspirina: mille risorse concentrate in 500mg

Dal 1897 l’Aspirina è entrata a far parte della nostra vita sia come antidolorifico che per combattere i sintomi influenzali. Successivamente si sono scoperte altre potenzialità nascoste di questa piccola pillola bianca.
A cura di Julia Rizzo
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aspirina

Negli ultimi anni l’acido acetilsalicilico (componente attivo del noto farmaco Aspirina) è ritornato alla ribalta grazie alla sua capacità di ridurre il rischio di malattie cardiache. Infatti rallenta la coagulazione del sangue, e prevenendo quindi infarto e ictus. L’ultima novità è la scoperta di un nuovo possibile utilizzo nell'ambito medico. In base agli studi degli ultimi anni, l’Aspirina sembra aiutare, grazie a una chiave ben precisa, nella terapia al cancro del colon-retto.

La genetica e la farmacologia, alleate contro il cancro

Da un nuovo studio emerge che l’Aspirina sembra allungare la vita ai quei pazienti oncologici che hanno una specifica mutazione genetica, mentre gli ammalati privi di tale mutazione non traggono alcun vantaggio dall'assunzione costante di questo farmaco. Si calcola che circa il 15-20 per cento dei pazienti con tumore del colon-retto possiede questa specifica mutazione del gene chiamato PIK-3-CA. Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, riporta i risultati di test effettuati su questo target di pazienti. I ricercatori hanno analizzato i dati (raccolti nell'arco di più di dieci anni) di 964 persone, prendendo nota della mutazione e dell'uso di Aspirina successivamente alla diagnosi della malattia. L'assunzione del farmaco aumentava notevolmente la sopravvivenza tra quelli con la mutazione. Difatti, solo tre su 66, ovvero il 4,5%, dei pazienti che presentavano tale variazione genetica e assumevano regolarmente acido acetilsalicilico è morto per cause riconducibili al cancro colon-rettale. Nel gruppo di pazienti che invece non assumevano il farmaco, i decessi registrati salivano al 27%.

Una mutazione che salva la vita

In un altro gruppo di 803 pazienti, non portatori di questa specifica mutazione, non si rilevava una differenza così accentuata basata sull'assunzione di acido acetilsalicilico. Di conseguenza, gli scienziati hanno concluso che l’Aspirina può portare un vantaggio in termini di sopravvivenza al cancro del colon-retto solo se è presente quella determinata mutazione genetica. "Possiamo essere testimoni di un punto di svolta", dichiara Boris Pasche, oncologo presso l'Università di Alabama a Birmingham. In altre parole, pare che il possesso di tale gene sia un’arma in più contro il cancro. Il prossimo passo della scienza sarà di isolare questo gene per identificarne la mutazione e capire se riproducendola in altri pazienti, anche questi siano in grado di sviluppare le medesime capacità di affrontare la malattia con l’aiuto dell’Aspirina.

Come agisce l’Aspirina nel nostro organismo

aspirina

Fin dal 400 a.C. l’uso della corteccia e delle foglie di salice serviva per alleviare il dolore. Nel 1829 fu isolato per la prima volta il principio attivo che esercitava l’azione analgesica, una miscela chiamata salicina. Quasi settanta anni dopo, la Bayer depositava il brevetto per il farmaco Aspirina. Sia l’acido salicilico che l’acido acetilsalicilico agiscono inibendo un determinato enzima nelle sue due varianti: COX-1 e COX-2. Questo enzima è il bersaglio di molti antinfiammatori, comunemente etichettati con il nome di FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei), che agiscono bloccando l’azione di tale enzima, ovvero la sintesi delle prostaglandine. Quest’ultime sono molecole prodotte nel nostro organismo che mediano l’instaurarsi di un processo infiammatorio. Bloccando la loro sintesi viene quindi arginata anche l’infiammazione. Gli scienziati suppongono che l’enzima COX-2 sia implicato nella vita metabolica del gene PIK-3-CA, quello che presenta la mutazione oggetto degli ultimi studi. Come ciò funziona nei dettagli rimane ancora da scoprire. Il vantaggio dell’Aspirina è il fatto di essere un farmaco poco specifico, nel senso che può colpire numerosi bersagli ed esercitare quindi diverse azioni. L’Aspirina può innescare la morte cellulare programmata, ridurre la crescita delle cellule e persino causare l'autofagia, il meccanismo per il quale le cellule si distruggono da sole. Tutti questi effetti possono tornare utili quando si attaccano cellule tumorali.

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Julia Rizzo è laureata in biologia ed è appassionata di comunicazione scientifica, soprattutto in ambito naturalistico ma anche biomedico. Attualmente vive a Bolzano.
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