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Covid 19

Asintomatici non rilevanti nel contagio da coronavirus: lo afferma studio su Nature condotto a Wuhan

Analizzando i dati di uno screening di massa condotto a Wuhan su oltre 10 milioni di abitanti, un team di ricerca internazionale ha determinato che gli asintomatici contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2 non giocano un ruolo rilevante nella trasmissione del patogeno. Fra gli oltre mille contatti stretti degli asintomatici, nessuno è risultato infettato.
A cura di Andrea Centini
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Secondo un nuovo studio condotto a Wuhan, metropoli cinese della provincia dello Hubei dove è originata la pandemia di COVID-19, la trasmissione del coronavirus SARS-CoV-2 da soggetti asintomatici non sarebbe rilevante nella diffusione del patogeno. Ciò non significa che il contagio da un asintomatico non sia possibile, tuttavia grazie agli interventi non farmaceutici come l'uso delle mascherine, il distanziamento sociale e la certosina igiene delle mani (con acqua e sapone per 40-60 secondi o un gel idroalcolico per 20-30), questo metodo di trasmissione sarebbe relegato a un ruolo marginale rispetto a quello da pazienti sintomatici.

A determinare che la trasmissione da asintomatici non sarebbe significativa è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Scuola di Sanità Pubblica del Tongji Medical College presso l'Università Huazhong delle Scienze e della Tecnologia, che hanno collaborato con i colleghi della Norwich Medical School dell'Università dell'East Anglia (Regno Unito), della Wuhan Municipal Health Commission, della Jiangxi Science and Technology Normal University e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dai professori Fujian Song, Xiaoxv Yin e Zuxun Lu, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di uno screening di massa condotto su oltre 10 milioni di cittadini di Wuhan tra il 14 maggio e il primo giugno scorso, cioè in sole 2 settimane. L'obiettivo era valutare lo stato di rischio dopo il duro lockdown iniziato il 23 gennaio e concluso l'8 aprile.

Dall'analisi dei dati, gli scienziati hanno identificato 300 casi di veri asintomatici, cioè risultati positivi al coronavirus SARS-CoV-2 dopo il tampone oro-rinofaringeo e che non hanno avuto sintomi né prima, né dopo il test. È noto infatti che ci sono i cosiddetti pre-sintomatici, cioè coloro che stanno incubando il virus e che svilupperanno i sintomi alcuni giorni dopo; si ritiene che i pre-sintomatici siano infettivi già 2-3 giorni prima di manifestare la sintomatologia. Quando sono stati “coltivati” in laboratorio, i campioni virali prelevati da tutti i 300 gli asintomatici non sono risultati “vitali”, cioè non avevano la capacità di infettare e dunque i soggetti non erano in grado di veicolare la COVID-19 (l'infezione provocata dal virus). Non a caso tutti i 1.174 contatti stretti dei positivi asintomatici sono risultati negativi; nessuno è stato contagiato. “Rispetto ai pazienti sintomatici, le persone asintomatiche presentano in genere una bassa carica virale e una scarsa durata dello spargimento virale, che comportano un calo del rischio di trasmissibilità del SARS-CoV-2”, affermano gli autori dello studio.

“Questo lavoro conferma che la trasmissione della COVID-19 può essere controllata con successo da interventi non farmaceutici ben implementati, tra i quali l'uso delle mascherine, l'igiene delle mani, il distanziamento sociale, il tracciamento dei contatti e il lockdown. In realtà, indossare la mascherine è ancora comune nei luoghi pubblici a Wuhan”, ha dichiarato in un comunicato stampa dell'ateneo britannico il professor Fujan Song. Gli scienziati hanno condotto anche i cosiddetti test sierologici, quelli per individuare la presenza di anticorpi, e hanno rilevato che almeno 2 su 3 degli asintomatici avevano avuto in precedenza la COVID-19. “Poiché il rischio che i residenti vengano infettati nella comunità è stato notevolmente ridotto, quando i cittadini suscettibili sono esposti a una bassa dose di virus, possono tendere ad essere asintomatici a causa della loro stessa immunità”, ha sottolineato il professor Song riferendosi ai 70 giorni di lockdown di Wuhan. Va anche tenuto presente che una quota degli asintomatici potrebbe fare riferimento ai falsi positivi. Per tutte queste ragioni i risultati della ricerca, secondo gli scienziati che l'hanno condotta, sono complessi da applicare nei contesti in cui il virus circola in modo rilevante e dove la curva dei contagi non è sotto controllo.

Commentando i dati della ricerca, il dottor Simone Gold dell'America's Frontline Doctor ha dichiarato che lo studio "conferma ciò che i medici sanno e che i non addetti ai lavori sospettano da un millennio: vale a dire, che la trasmissione dagli asintomatici non è mai stata la causa primaria delle epidemie". Nonostante i risultati della nuova indagine, in precedenza i CDC americani avevano affermato che più del 50 percento delle infezioni viene diffusa proprio dagli asintomatici. Alla stessa conclusione era giunta una ricerca internazionale guidata dalla prestigiosa Università di Yale (che tuttavia aveva inserito nel "calderone" anche i pre-sintomatici). I dettagli del nuovo studio britannico-cinese “Post-lockdown SARS-CoV-2 nucleic acid screening in nearly ten million residents of Wuhan, China” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Communications.

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