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Arriva il vaccino per smettere di fumare?

Attraverso una sola iniezione, l’organismo verrebbe stimolato a produrre anticorpi che impediscono alla nicotina di arrivare al cervello, bloccando così il meccanismo della dipendenza.
A cura di Nadia Vitali
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Un rimedio radicale: a tal punto che, con tutta probabilità, a ricorrere ad esso potrebbero essere soltanto i più dolorosamente pentiti tra le file dei fumatori. Per combattere contro la dannata "ultima sigaretta" che non riesce mai ad essere tale se non nei buoni propositi, perché come ci ricorda Zeno Cosini quell'ultima è anche la più piacevole, potrebbe arrivare un vaccino innovativo capace di rendere l'organismo umano totalmente insensibile all'amata nicotina: attraverso speciali anticorpi prodotti continuamente dal fegato in grado di inglobare questa dopo averla "abbracciata" ogni qual volta la incontrano nella circolazione sanguigna, impedendole così di fatto di giungere fino al cervello.

«Per quanto ne sappiamo, il modo migliore per trattare la dipendenza cronica da nicotina è quella di avere questa sorta di anticorpi-Pacman in perlustrazione nel corpo, che puliscono il sangue secondo la necessità prima che la nicotina possa avere i suoi effetti biologici su questo» ha spiegato il Dottor Ronald G. Crystal, alla guida del gruppo di ricercatori del Weill Cornell Medical College di New York che ha pubblicato su Science i risultati della prima fase di sperimentazione del vaccino su modelli animali. I topolini di laboratorio utilizzati dai ricercatori hanno dimostrato di necessitare di una sola dose di farmaco per risultare totalmente immuni alla sostanza "principale imputata": mentre sono circa 4000 gli elementi chimici di una sigaretta accesa coinvolti a vario titolo nei problemi di salute associati al fumo, infatti, è esclusivamente la nicotina ad essere riconosciuta come vero responsabile del meccanismo della dipendenza.

Si tratta di una tipologia di vaccino estremamente innovativa nell'ambito della lotta al tabagismo: due precedenti tentativi in questa direzione avevano rivelato scarsa funzionalità in passato. Il primo, attivo, prevedeva la somministrazione di una sostanza estranea nel corpo (una porzione infinitesimale di virus, ad esempio) per stimolare il sistema immunitario a produrre una risposta contro l'intruso, secondo le modalità di funzionamento dei vaccini contro la polio o contro la parotite. Il secondo, passivo, fornisce degli anticorpi "già pronti" all'organismo. Entrambe le soluzioni si sono dimostrate incapaci di durare nel lungo periodo e di necessitare sia di numerose e costose sedute di somministrazione, sia di uno sforzo di volontà da parte del paziente che non sempre questi era in grado di compiere.

Il nuovo lavoro dei ricercatori, invece, punta ad essere un vaccino genetico, secondo un modello già sfruttato in test di laboratorio eseguiti sui ratti per il trattamento di diverse tipologie di tumore e di alcune patologie degli occhi: attraverso l'introduzione della sequenza genica di un anticorpo ingegnerizzato contro la nicotina, inserito in un virus adeno-associato (AAV), un virus ingegnerizzato per non risultare nocivo sull'organismo. Le informazioni contenute nella sequenza, portano il nuovo ospite a dirigersi verso gli epatociti, le cellule del fegato, stimolando questi a produrre gli anticorpi "mangia-nicotina": i risultati sono ottimi sui modelli animali ma la strada perché questo farmaco possa approdare sui banconi delle farmacie è ancora molto lunga. Prima si dovrà passare per la sperimentazione sui primati e successivamente per i trial sugli umani: a quel punto per la dipendenza più insidiosa (secondo i dati del Ministero della Salute causa ogni anno di oltre 70 000 decessi soltanto in Italia) le ore saranno davvero contate.

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