Antonio Iavarone, storie di nepotismo e di scoperte scientifiche
Una scoperta che, assai probabilmente, lascerà un segno duraturo nel tempo, portando ad una svolta importante nel mondo della conoscenza: con questi titoli la ricerca di un gruppo di scienziati guidati dall'italiano Antonio Iavarone entra meritevolmente al quarantesimo posto nella classifica dei cento eventi più significativi per la scienza dell’anno 2012 stilata dalla rivista Discover. Sulle vette troviamo il bosone di Higgs (anche in quel caso, con l’italiana Fabiola Gianotti che dirige l’esperimento ATLAS al Large Hadron Collider presso il CERN di Ginevra) e l’atterraggio su Marte del rover Curiosity, momenti dell’umanità che ne segneranno il futuro e la storia.
La scoperta – Il team di Antonio Iavarone, il quale lavora da anni assieme ad un’altra italiana Anna Lasorella presso il Columbia University Medical Center, si è rivelato tra i più significativamente proficui dell’anno che si è appena concluso: in particolare, grazie ad un lavoro sul glioblastoma che potrebbe costituire una pietra miliare nella lotta contro questa forma di tumore primario al cervello tra le più aggressive e diffuse. Iavarone e colleghi hanno infatti individuato che all'origine di una particolare forma di glioblastoma ci sarebbe la fusione tra due geni adiacenti; attraverso sperimentazioni su modelli animali è stato possibile verificare come un farmaco diretto contro la proteina che viene secreta in seguito a tale anomalia potrebbe notevolmente rallentare lo sviluppo della neoplasia. Il nuovo gene risultante dalla fusione, chiamato FGFR – TACC dal nome dei geni originari, agisce alterando il fuso mitotico, struttura coinvolta nel processo di mitosi attraverso il quale la cellula si divide in due parti uguali; la conseguente irregolarità nel numero dei cromosomi genera l’anomalia cromosomica nota come aneuploidia legata all'insorgere dello specifico tumore.
Cervello in fuga – La scoperta è significativa non solo per l’impatto che potrebbe avere nell'ambito dell’oncologia, ma anche perché riporta alla luce l’ormai vecchio problema degli scienziati in fuga verso Paesi nei quali la ricerca viene ancora considerata una ricchezza e non una stramba nicchia riservata a personaggi dediti all'abnegazione o, in alternativa, a discendenti di famiglie dalle consolidate tradizioni accademiche. Anni fa, Antonio Iavarone ed Anna Lasorella denunciarono l’impossibilità di continuare il proprio percorso di ricerca in Italia, denunciando atti di nepotismo palesi ed iniqui; in un vecchio articolo de La Repubblica, nel quale i due studiosi si soffermavano sulle ragioni che li avrebbero spinti oltreoceano, si legge:
Il primario di oncologia pediatrica ha cominciato a renderci la vita impossibile. Ci imponeva di inserire il nome del figlio nelle nostre pubblicazioni scientifiche. Ci impediva di scegliere i collaboratori. Non lasciava spazio alla nostra autonomia di ricerca. Per alcuni anni abbiamo piegato la testa. Sono circa 25 le pubblicazioni illegittimamente firmate dal figlio del professore. Poi, un giorno, all'inizio del '99, abbiamo denunciato tutto. Ne hanno parlato i giornali e le radio. Da quel momento, era chiaro, non potevamo più mettere piede nel laboratorio. Ce l' avrebbero fatta pagare troppo cara.
Poi, Antonio Iavarone e Anna Lasorella, di origini rispettivamente campane e pugliesi, presero il volo; il resto dello storia lo conosciamo già.