Antidolorifici, pillola e farmaci per il cuore aumentano il rischio di depressione e suicidio
L'assunzione combinata di più farmaci di uso comune, come antidolorifici e pillole anticoncezionali, aumenta sensibilmente il rischio di sviluppare depressione e desiderio di suicidarsi. I medicinali coinvolti sono oltre duecento, e tutti hanno indicato nel proprio foglietto illustrativo il potenziale rischio di scatenare un disturbo depressivo. A dimostrare l'effetto nefasto dell'uso combinato di questi farmaci un piccolo team di ricerca americano, composto da tre studiosi del Dipartimento di Farmacia dell'Università dell'Illinois di Chicago e del Dipartimento di Psichiatria presso l'Università Columbia di New York.
I ricercatori, coordinati dalla professoressa Dima Mazen Qato, hanno analizzato le prescrizioni mediche fatte a oltre 26mila americani (eta media 45 anni, 51,1 percento donne) tra il 2005 e il 2014. Sono state tutte acquisite in seno al vasto programma di ricerca National Health and Nutrition Examination Survey. Dallo studio statistico è emerso che tra chi usava tre degli oltre duecento farmaci coinvolti, fra i quali risultano anche medicinali contro l'ipertensione, antiacidi e inibitori di pompa protonica, il 15 percento manifestava una forma di depressione. Per chi ne prendeva due il rischio rilevato era del 9 percento, mentre scendeva al 7 percento per chi ne assumeva soltanto uno. Chi non ne prendeva aveva invece un rischio del 5 percento.
“Molti potrebbero essere sorpresi dall’apprendere di questo rischio – ha dichiarato la professoressa Qato – nonostante questi farmaci non abbiano nulla a che fare con l'umore o l'ansia o qualsiasi altra condizione normalmente associata alla depressione”. Gli scienziati sono preoccupati anche dal trend in aumento nelle prescrizioni dei medicinali potenzialmente pericolosi, balzato negli Stati Uniti dal 35 percento del biennio 2005-2006 al 38 percento del biennio 2013-2014. Sono cresciuti anche l'uso di tre o più farmaci (dal 7 percento al 10 percento) e quello di medicinali correlati al rischio suicidio, saliti dal 17 percento al 24 percento.
“Le persone non solo usano sempre più questi farmaci da soli, ma li usano sempre più contemporaneamente – ha aggiunto l'autrice principale dello studio -, e pochissimi di essi hanno etichette di avvertimento, quindi finché non ci saranno soluzioni pubbliche o di sistema, sono i pazienti e agli operatori sanitari a dover essere consapevoli dei rischi”. I dettagli della ricerca, giunta a pochi giorni dalla scoperta di una forma alternativa di depressione, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica JAMA.