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Ancora un allarme dal cielo?

Secondo allarme “caduta satellite” in poche settimane, dopo la minaccia di UARS risoltasi in nulla, il nuovo pericolo sarebbe un veicolo spaziale tedesco il cui nome è Rosat.
A cura di Nadia Vitali
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Probabilmente, l'allarme suscitato pochi giorni fa per un satellite che sembrava destinato, o almeno era altamente probabile che questo accadesse, a schiantarsi proprio sull'Italia e i cui frantumi sono finiti, in verità, ben lontano da noi, ovvero nell'Oceano Pacifico, senza fare alcun danno a persone e animali, farà in modo che questa nuova notizia che giunge dagli spazi siderali non sembri né particolarmente interessante né, tanto meno, preoccupante per le nostre teste.

Tuttavia una nuova minaccia proveniente dal cielo sembrerebbe incombere su di noi: questa volta si tratta del veicolo spaziale tedesco il cui nome è Röntgensatellit, abbreviato più spesso in Rosat, che deve il suo nome a Röntgen, scopritore dei raggi X. Partito alla volta dello spazio il 1° giugno del 1990, sul razzo Delta II da Cape Canaveral, suo compito era quello di esplorare l'infinito universo alla lunghezza d'onda X e ultravioletto estremo.

Designato inizialmente per una missione di appena 18 mesi, ha servito fedelmente, invece, fino al 12 febbraio del 1999, quando un'avaria, di cui per altro non sono mai state ben chiarite le cause, portò alla decisione di spegnerlo e porre fine alla sua missione spaziale. Da allora se ne aspettava il rientro nell'atmosfera, previsto orientativamente tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre di quest'anno. Attualmente si trova a 270 chilometri di altezza, dopo aver perso lentamente quota da quei 580 chilometri dove era stato posto in orbita.

Come già accaduto per il satellite UARS, fino a quando il suo avvicinamento non sarà imminente non sarà possibile fare previsioni sul luogo in cui potrebbe finire questo enorme oggetto spaziale, il cui peso si aggira attorno alle due tonnellate e mezzo e che assai poco probabilmente verrà interamente bruciato nel contatto con l'atmosfera, a causa delle grandi quantità di vetro e ceramica utilizzate per la sua costruzione: addirittura «frammenti» del considerevole peso di 400 chilogrammi potrebbero impattare con la superficie della Terra. Anche questa volta, tuttavia, è troppo presto per fare pronostici e per iniziare a preoccuparsi.

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