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Covid 19

Anche i bambini più piccoli rispettano il distanziamento a scuola: lo dimostra uno studio

Analizzando ciò che è accaduto all’interno delle aule riaperte nel Regno Unito a partire dal primo giugno del 2020, un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Università di Bristol ha determinato che anche i bambini più piccoli sanno rispettare il distanziamento sociale. Con le misure anti contagio introdotte, i bimbi dai 4 ai 6 anni hanno ridotto i contatti del 53% nelle scuole.
A cura di Andrea Centini
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Da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19, per ostacolare la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 sono state introdotte diverse misure anti contagio, delle quali tre sono considerate dei veri e propri pilastri: l'uso delle mascherine; il costante e certosino lavaggio delle mani con acqua e sapone o un gel idroalcolico; e il distanziamento fisico dagli altri, che spazia da 1 metro (come in Italia) a 2 metri in base al Paese di riferimento. Il distanziamento sociale ha reso necessarie altre norme, come ad esempio il contingentamento degli ingressi nei locali pubblici, la riduzione dei posti nei mezzi di trasporto – anche in quelli privati – e il dimezzamento delle aule scolastiche, associato alla didattica a distanza e all'uso dei banchi singoli. Le scuole sono finite spesso al centro di aspre polemiche politiche, poiché considerate un possibile volano per i contagi; non tanto per ciò che si verifica nelle aule, tanto per tutti gli spostamenti che si attivano per garantire la presenza degli studenti. Il rischio di contagio è stato inoltre ritenuto particolarmente elevato tra gli alunni più piccoli, che sono tendenzialmente più difficili da controllare per gli insegnanti e dunque più inclini a non aderire alle norme di distanziamento. Un nuovo studio internazionale mostra tuttavia che i bambini, anche i più piccoli, sono perfettamente in grado di rispettare la distanza.

A condurre l'indagine un team di ricerca guidato da scienziati dell'Università di Bristol, Regno Unito, che hanno collaborato con i colleghi della Scuola di Scienze Ambientali dell'Università dell'East Anglia, del Dipartimento di Mineralogia e Petrologia della Facoltà di Scienze dell'Università di Granada (Spagna) e della Royal Society. Gli scienziati, coordinati dal professor RSJ Sparks, docente presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'ateneo britannico, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato ciò che è accaduto nelle scuole del Regno Unito dopo la riapertura del 1 giugno 2020 (solo per alcuni alunni), avvenuta a seguito della chiusura del 23 marzo. Attraverso appositi algoritmi hanno determinato che i bambini delle scuole primarie, dopo la riapertura, hanno sensibilmente ridotto i contatti con gli altri compagni, gli insegnanti e il personale scolastico: del 53 percento i più piccoli e del 62 percento i più grandicelli. In parole semplici, hanno rispettato le misure introdotte interagendo meno con gli altri. Col termine "contatti" il professor Sparks e i colleghi si riferiscono a interazioni a meno di un metro di distanza per almeno 5 minuti di tempo consecutivi.

Ma come hanno fatto il calcolo? Innanzitutto hanno selezionato scuole urbane e rurali che ospitavano dai 65 ai 910 studenti, con una media di 376 alunni. Successivamente hanno sottoposto vari questionari agli insegnanti e agli altri operatori scolastici, contenenti domande sulle strategie introdotte per ridurre i contatti fra i piccoli, sulla durata delle lezioni, sull'organizzazione delle aule, su quanto fossero frequenti i contatti prima della pandemia e via discorrendo. I dati raccolti sono stati “dati in pasto” a un algoritmo matematico che ha calcolato la frequenza dei vari contatti fra i piccoli a partire dal primo giugno rispetto al passato, facendo emergere la loro capacità di rispettare le norme. Gli scienziati hanno determinato che prima dello scoppio della pandemia i piccoli avevano una media di 26 contatti al giorno con gli altri, il 75 percento dei quali con i compagni di classe.

Grazie all'introduzione delle norme anti contagio e al rispetto delle stesse da parte dei piccoli, Sparks e colleghi hanno calcolato che i contatti dei bambini con un'età compresa tra i 4 e i 6 anni si sono ridotti del 53 percento, mentre per quelli con un'età tra i 10 e gli 11 anni la riduzione è stata del 62 percento. Dall'indagine è anche emerso che sono stati ridotti del 60 percento i contatti del personale docente e del 64 di quello non docente. I contatti tra insegnanti e altri operatori scolastici sono stati abbattuti dell'80 percento. Alla luce di questi risultati, gli autori dello studio sottolineano che con una completa riapertura delle scuole non sarà possibile ottenere i medesimi risultati in termini di contatti, col rischio che ciò possa riflettersi sulla curva dei contagi. Ma continuare a tenere a casa i bambini e i ragazzi sta avendo un impatto significativo sulla loro salute mentale e non solo, dunque è doveroso trovare un equilibrio. I dettagli della ricerca “A novel approach for evaluating contact patterns and risk mitigation strategies for COVID-19 in English primary schools with application of structured expert judgement” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Royal Society Open Science.

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