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Covid 19

Anche feci e urine possono trasmettere il coronavirus: la conferma dalla Cina

La Commissione sanitaria nazionale cinese (NHC) ha inserito il contatto con l’aerosol di feci e urine tra i possibili metodi di trasmissione della COVID-19, l’infezione scatenata dal nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2). Lo ha indicato nella settima revisione dei piani per la “Diagnosi e terapia della nuova polmonite da coronavirus”. Si tratta tuttavia di una probabilità remota.
A cura di Andrea Centini
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In giallo le particelle virali del coronavirus, in blu e viola le strutture della cellula invasa. Credit:
In giallo le particelle virali del coronavirus, in blu e viola le strutture della cellula invasa. Credit:
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L'aerosol prodotto da feci e urine è stato riconosciuto come metodo di trasmissione della COVID-19, l'infezione scatenata dal nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2). A confermarlo la Commissione sanitaria nazionale cinese (NHC) che l'ha inserito nella settima revisione dei programmi raccomandati per la “Diagnosi e terapia della nuova polmonite da coronavirus”. La decisione dell'ente cinese si basa sui risultati di alcune indagini che hanno rilevato la presenza dell'RNA virale nei campioni fecali e nelle urine di alcuni pazienti ricoverati. Fra essi vi è lo studio “Clinical Characteristics of 138 Hospitalized Patients With 2019 Novel Coronavirus–Infected Pneumonia in Wuhan, China” guidato da scienziati dell'ospedale universitario Zhongnan di Wuhan (metropoli-epicentro da dove si è diffusa l'epidemia) e pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Journal of American Medical Association (JAMA). La possibilità di contagio attraverso l'aerosol fecale è comunque considerata remota dagli esperti.

Nel punto 2 dei nuovi programmi cinesi per il contrasto all'infezione si è comunque deciso di aggiornare l'elenco dei metodi di trasmissione della COVID-19: “Poiché il nuovo coronavirus può essere isolato nelle feci e nelle urine, si dovrebbe prestare attenzione all'aerosol o ai contatti causati dall'inquinamento fecale e delle urine nell'ambiente”, si legge nel comunicato dell'NHC. Anche in un documento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è stato indicato che la carica virale di SARS-CoV-2 è stata rilevata nel 30 percento delle feci dei pazienti analizzati dai CDC di Guangzhou, benché la relazione tra la presenza del virus e il rischio di trasmissione sia stata considerata ancora "poco chiara". Dello stesso avviso i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Centers for Disease Control and Prevention – CDC) americani, che pur avendo riscontrato la presenza dell'RNA del coronavirus SARS-CoV-2 in sangue e feci, hanno indicato che “non è ancora noto se altri fluidi corporei non respiratori di una persona infetta, tra cui vomito, urina, latte materno o sperma, possano contenere SARS-CoV-2 infettivo”.

Il fatto che il Paese asiatico abbia inserito l'aerosol fecale e delle urine – cioè le particelle volatili che si disperdono nell'aria dai rifiuti fisiologici – come possibile metodo di trasmissione della COVID-19 dopo i risultati degli studi non è molto sorprendente. Una delle ragioni risiede nel fatto che il nuovo coronavirus condivide l'80 percento del proprio patrimonio genetico col coronavirus responsabile della SARS (Severe acute respiratory syndrome), della quale questo metodo di trasmissione era stato già messo in evidenza. Nel 2003 si ritiene che centinaia di persone del complesso residenziale Amoy Gardens di Hong Kong rimasero infettate dalla SARS a causa di flussi di aria calda contaminati provenienti dai bagni. Alla luce di questi dati la potenziale trasmissibilità attraverso le feci e le urine della COVID-19 era stata data come probabile da diversi scienziati, come il professor William Keevil dell'Università di Southampton e Jiayu Liao dell'Università della California di Riverside. Con la conferma dell'NHC cinese, verosimilmente, potrebbero essere aggiornate anche le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e di altri enti sanitari, che potrebbero portare a ulteriori raccomandazioni per ridurre la diffusione del contagio.

Ricordiamo che l'OMS, il Ministero della Salute e l'Istituto Superiore di Sanità sono gli enti cui si deve fare affidamento per informarsi sul nuovo coronavirus; per quanto concerne la trasmissione della COVID-19 è indicato che essa avviene attraverso le goccioline espulse dalla bocca quando si tossisce, starnutisce e parla (il cosiddetto droplet). Proprio per questo si raccomanda di ridurre i contatti sociali (mantenendo almeno un metro di distanza dagli altri) ed evitare luoghi affollati, dove la trasmissione sarebbe agevolata.

Agire per mitigare il contagio

Come dichiarato a fanpage dalla virologa Ilaria Capua, non dobbiamo preoccuparci del coronavirus perché “è solo fonte di agitazione, e di sicuro non cambia il corso delle cose. Non in positivo, sicuramente”. Ciò nonostante, spiega l'esperta, è fondamentale non sottovalutare e “agire per mitigare il contagio”, seguendo le misure di sicurezza adottate dal governo – come la cancellazione di eventi pubblici – ed evitando comportamenti che potrebbero peggiorare la situazione. “Noi dobbiamo mettere in atto strategie che consentano di infettare il minor numero di queste persone: questo è il nostro obiettivo”, ha concluso la specialista.

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