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Alzheimer, test del sangue diagnostica la malattia con 30 anni di anticipo: svolta storica

Un team di ricerca giapponese è riuscito a identificare nel sangue proteine correlate alla formazione delle placche di beta amiloide, legate alla neurodegenerazione. Il test è ancora in fase sperimentale, ma gli scienziati sono ottimisti sul suo futuro in ambito clinico.
A cura di Andrea Centini
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Creato un esame del sangue in grado di prevedere con 30 anni di anticipo l'eventuale insorgenza del morbo di Alzheimer, la forma di demenza più comune al mondo. Al momento si tratta di un test altamente sperimentale che richiede ulteriori conferme, tuttavia gli scienziati della Shimadzu Corporation che lo hanno realizzato sono estremamente fiduciosi sulla sua futura applicazione. Non a caso il professor Koichi Tanaka, l'autore principale della ricerca, ipotizza che tra cinque anni i 55enni e i 60enni potranno effettuarlo per sapere se durante la terza età saranno o meno colpiti dall'Alzheimer (attualmente senza una cura). Qualora venisse confermato, questo esame rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione, perché consentirebbe alle persone di cambiare abitudini – alimentari, sonno ed esercizio fisico – e seguire apposite terapie per rallentare il più possibile la progressione della malattia.

Ma come funziona questo esame? Da una piccolissima quantità di sangue Tanaka e colleghi sono riusciti a individuare alcune proteine legate alla beta amiloide, le placche che si accumulano nel tessuto cerebrale (assieme ai grovigli di proteina tau) e che a loro volta sono correlate alla neurodegenerazione. Trovare queste tracce nel sangue è estremamente complesso, ed è per questo che oggi le diagnosi per la demenza vengono fatte attraverso l'analisi del fluido spinale e scansioni cerebrali, esami costosi e spesso eseguiti in ritardo. Gli scienziati giapponesi sono tuttavia riusciti a rilevare uno specifico rapporto di proteine che suggerisce la presenza e la formazione delle placche di beta amiloide. È così sensibile che può prevedere l'insorgenza della malattia con 20, 30 anni di anticipo, prima che si manifestino i problemi di memoria tipici dell'Alzheimer.

Basato sulla spettrometria di massa per ionizzare il sangue, il test, come indicato, è ancora sperimentale, e saranno necessarie ulteriori indagini per avere la certezza che le proteine rilevate siano effettivamente legate alle placche di beta amiloide. Il primo studio per verificarne l'efficacia è stato comunque molto promettente, dato che per 373 pazienti australiani e giapponesi è stato in grado di prevedere l'accumulo di beta amiloide con un'accuratezza del 90 percento. I dettagli sul promettente esame del sangue sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.

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