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Alzheimer, farmaco sperimentale progettato per l’ictus potrebbe prevenirlo: ecco come

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che il farmaco sperimentale 3K3A-APC, progettato per contrastare il sanguinamento degli ictus, può essere molto efficace per prevenire il morbo di Alzheimer. La molecola, derivata da una proteina presente nel sangue umano, impedisce infatti la formazione delle placche di beta-amiloide, che sono alla base del processo neurodegenerativo.
A cura di Andrea Centini
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Un farmaco sperimentale progettato per trattare le conseguenze dell'ictus potrebbe essere efficace nel prevenire il morbo di Alzheimer. Lo ha scoperto un team di ricerca internazionale guidato da studiosi dell'Istituto Neurogenetico Zilkha della prestigiosa Scuola di Medicina Keck, facente capo all'Università della California Meridionale. Gli scienziati, coordinati dal professor Berislav V. Zlokovic, direttore dell'istituto e docente presso il Dipartimento di Fisiologia e Neuroscienze dell'ateneo di Los Angeles, hanno collaborato con i colleghi dell'Università di Belgrado e della Scuola di Medicina Feinberg dell'Università Northwestern.

Un farmaco promettente. Zlokovic e colleghi stavano sperimentando un farmaco efficace nel bloccare il sanguinamento intracerebrale provocato da un ictus, quando hanno avuto la brillante idea di testarlo anche contro il morbo di Alzheimer, la forma di demenza più diffusa al mondo. Nello specifico, il farmaco è una proteina geneticamente modificata chiamata 3K3A-APC. Essa deriva da una molecola normalmente presente nel sangue umano, la proteina C attivata (APC), nota per ridurre l'infiammazione e proteggere le cellule dei vasi sanguigni.

Lo studio. In test sui topi, 3K3A-APC aveva dimostrato di offrire significativi benefici in presenza di lesioni cerebrali e patologie neurodegenerative come la sclerosi multipla, per questo gli scienziati hanno provato a testare la molecola su topi affetti dal modello murino dell'Alzheimer. La malattia è associata all'accumulo nel tessuto cerebrale delle placche di beta-amiloide e di grovigli di proteina tau, che determinano la neurodegenerazione e i relativi deficit cognitivi. Negli esperimenti sui topi, 3K3A-APC ha dimostrato di ridurre in modo significativo l'accumulo delle placche di beta-amiloide, con effetti positivi sulla memoria (non l'hanno perduta), sull'infiammazione e sul flusso sanguigno. Naturalmente questi risultati dovranno essere dimostrati anche nel cervello umano, tuttavia il farmaco risulta essere già ben tollerato, inoltre ha ampiamente dimostrato di avere proprietà neuroprotettive, vasculoprotettive e antinfiammatorie.

Come agisce il farmaco. 3K3A-APC protegge il cervello bloccando la sintesi di un enzima chiamato BACE1, che viene prodotto dai neuroni. Esso è alla base della formazione delle placche di beta-amiloide. Arrestando questo processo sul nascere, il farmaco potrebbe essere estremamente efficace nel prevenire l'Alzheimer e nel combatterlo nelle fasi iniziali, che non sono “repentine”. Possono infatti volerci decenni, prima che l'accumulo delle sostanze tossiche nel cervello abbia un impatto sulle funzionalità cognitive (e non solo) dei pazienti, scatenando la demenza. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Experimental Medicine.

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